Ogni anno, nel mese di dicembre, arriva puntuale il rendiconto periodico stilato dal Sole 24Ore sulle condizioni di vita del nostro paese. E’ ormai un appuntamento canonico come le pagelle riservate agli studenti alla fine di ogni anno scolastico. Ma in questo caso sappiamo per così dire già in anticipo due cose: la prima è che le sentenze ci “ammorberanno” le vacanze n di fine anno e la seconda è che ripetono un canovaccio già noto e usurato. I risultati dell’indagine ci dicono, ovvero ci confermano ogni volta, che al Sud si vive male, molto peggio che al Nord e, ad esempio, che la valutazione della capitale del Mezzogiorno è addirittura pessima visto che è relegata in terz’ultima posizione nella classifica nazionale. Viene spontaneo ribadire qualche osservazione che per la verità è stata già avanzata in passato. I risultati dell’analisi sono basati su determinati indicatori che seppurvalidi non sono certi i soli che si possono prendere in esame e non v’è dubbio che se si cambiassero i parametri su cui si basa la ricerca i risultati sarebbero diversi. Questo anche non volendo criticare gli indicatori stessi e chiedersi chi e in base a quali criteri li sceglie. Alcune verità emerse sono incontestabili ma sono già arcinote; che ad esempio alcuni servizi essenziali come i trasporti o la sanità languano nel Mezzogiorno è lapalissianamente appurato, ma non si capisce perché Napoli sia considerata più “violenta” di Milano dopo che altre ricerche hanno dimostrato che la capitale del Nord è un territorio tra i più pericolosi; così come, per quanto riguarda i trasporti, come si fa a dire che Roma stia meglio di Napoli. E su questa falsariga dei paragoni inconcepibili si potrebbe andare avanti a lungo. Il problema cruciale sembra in verità un altro: l’euforia per la passione turistica per Napoli fa seriamente riflettere poiché la città stagradatamente cedendo il passo al sistema Venezia (o Las Vegas), preda cioè del mordi e fuggi disastroso da parte di avventori occasionali e amanti più di pizzerie e friggitorie che del grande patrimonio artistico invero poco apprezzato alla fine da parte di queste vere e proprie orde sconsiderate di “pellegrini” inconsapevoli la cui presenza ha l’effetto, persino involontario, di trasformare, deprezzandolo, il vero volto di una grande città. Certo le istituzioni sono incapaci di una vera protezione, vale a dire mettere in campo una seria politica di gestione e apprezzamento di questo grande bene di cui la città è dotata, mostrando in fin dei conti disinteresse alla tutela visto che nella giunta comunale in carica manca perfino il responsabile di riferimento, l’ assessore alla cultura. In un panorama di questo tipo emergono inevitabilmente le solite polemiche, valea dire l’immarcescibile contrapposizione tra i difensori e gli accusatori, ma anche questa è materia usurata, anche perché lo sguardo andrebbe rivolto per così dire più in alto, esteso cioè a tutto il paese che secondo un’altra inevitabile radiografia annuale, quella del Censis, definisce gli italiani, del Nord come del Sud, dei sonnambuli, degli individui cioè rassegnati a vivere (o sopravvivere) in uno stato di alterata coscienza, incapaci di affrontare finalmente i problemi del proprio tempo e della propria esistenza. E sarebbe allora il caso di abolire una buona volta queste pagelle di fine anno e darsi da fare seriamente per attuare qualche utile cambiamento. Antonio Filippetti |