Verità e informazione
 











Una recente uscita di Enrico Mentana sulla vicenda legata all’allontanamento dalla Rai di Fabio Fazio e Lucia Annunziata (cui seguiranno presumibilmente altri personaggi con formule magari diverse ma tutti legate al nuovo “corso” della politica nazionale) induce a qualche considerazione che va al di là dei piagnistei e delle reprimende  che hanno riempito le cronache recenti. In primis, per chi segue in qualche modo le vicende della comunicazione nel nostro paese, specie per quanto riguarda la televisione pubblica, l’affermazione di Mentana  equivale alla scoperta dell’acqua calda poiché sappiamo da sempre che la comunicazione è per così dire al soldo dei partiti  governativi ed abbiamo anche imparato  ad accettare  lo spoil system, vale a dire la pratica  che ogni volta che cambia il vento a Palazzo Chigi, muta anche l’assetto di chi è preposto a  “organizzare” e fornire  l’informazione al Paese, Equesto allora non ce lo deve ricordare Mentana.
Il problema al quale non viene però riservata alcuna attenzione è completamente un altro, a pensarci bene perfino semplice e risponde (risponderebbe) ad una domanda elementare:  dove sta la verità visto che chi ce la racconta è tenuto a rispettare determinate formule, per cui  quello che viene detto  oggi sarà sicuramente   capovolto domani? Il povero Antonio Gramsci sosteneva che la verità è sempre rivoluzionaria. Ma ora è d’obbligo chiedersi quale verità. Il bello (bello è in questo caso un puro eufemismo) è che chi ce la racconta, quella verità, sostiene di essere il paladino della sua purezza e non accetta del resto alcuna contraddizione. Se si considera la storia dell’informazione pubblica degli ultimi decenni, scopriamo che si tratta viceversa di un immenso calderone dove si trova tutto e il contrario di tutto. Se dobbiamo accettare sistematicamente, come ci suggeriscono, l’inevitabile spoil system,dobbiamo anche desumere che si tratta in definitiva di una  effimera rappresentazione di parte. E mettere al bando la cieca dipendenza oracolistica nei confronti delle “sentenze” che ci giungono via etere (es.: domani pioverà perché l’ha detto la tv), se non altro perché potremmo correre il rischio di finire addirittura fuori dalla storia per dare magari credito a Elisa Anzaldo che aprendo il collegamento dal Quirinale per la Festa della Repubblica ci ha fatto sapere che gli italiani il due giugno del 1946, chiamati a scegliere tra Repubblica e Monarchia, optarono per la Monarchia!
Antonio Filippetti






2023-07-02


   
 



 
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