Il sito archeologico di Siponto, in agro dell’odierna Manfredonia, presenta testimonianze di abitazioni fin dall’era eneolitica. Siponto fu la quinta città dell’antica Daunia in ordine d’importanza e porto della metropoli apula di Arpi. Conquistata da Pirro, re d’Epiro, nel 330 a.C., fu poi sottomessa dai Romani (Sipontum) che vi dedussero una colonia nel 194 a.C. Nel Medio Evo decadde per l’interramento del porto e l’impadulamento del territorio. Tuttavia Siponto fu una delle maggiori diocesi pugliesi, staccata da Benevento nel 668. La città fu oggetto d’una lunga contesa fra Bizantini e Longobardi, poi occupata dai Normanni nel 1039. Il terremoto del 1223 la distrusse e la popolazione fu raccoita da Manfredi nella nuova città di Manfredonia. Siponto giuoco un importante ruolo nel conflitto che divise i due tresviri Cesare Ottaviano e Marco Antonio. Quasi totalmente privo di notizie dall’ Italia, Antonio si trovava in Siria, diretto, almenoufficialmente, contro i Parti. In territorio siriano aveva trovato i Regni vassalli in uno stato di spaventoso disordine e gl eserciti nemici addirittura al comando di disertori romani. Dovette quindi procurarsi truppe fresche e stava per ottenerle quando seppe della campagna di Perugia di Cesare Ottaviano contro Lucio e Fulvia, per i quali fratello e cognata per la verità Antonio non nutriva alcuna simpatia, avendo essi pregiudicato la sua causa con le loro stoltezze e alienatigli i veterani di C. Giulio Cesare; ben altra cosa era il controllo di Cesare Ottaviano sulla Gallia, dalle cui legioni egli aspettava rinforzi per la guerra in Oriente. Di Ottaviano era disposto a mostrarsi alleato fedele, a condizione che anche lui lo fosse. Si portò ad Atene e qui ebbe da Lucio e Fulvia il racconto della loro disgrazia. Non se ne commosse più del dovuto; ad Atene erano pure i messi di Sesto Pompeo, e con Sesto, se Ottaviano gli fosse stato nemico, egli sarebbe stato costretto aschierarsi. C. Asinio Pollione era nel Nord-Italia, Ventidio intorno a Brindisi, Enobarbo lo appoggiava con la sua flotta corsara. Uniti a Sesto, essi gli permettevano di discutere alla pari con Ottaviano e, se questi non avesse inteso ragioni, egli si sarebbe alleato con Sesto Pompeo per punirlo. Per queste considerazioni fece vela verso l’Italia con Sesto ed Enobarbo. A Brindisi si scontrò con l’ostilità della guarnigione, che, al soldo di Ottaviano, rifiutava ogni contatto con Enobarbo, uno dei cesaricidi. Antonio mise il blocco alla città e prese Sipontum, divenuta importante base navale dai tempi delle spedizioni di Alessandro il Molosso e Pirro, porto di Arpi e pure di Aecae, Herdonea e Luceria e quindi ricco mercato agicolo, mentre Sesto espelleva dalla Sardegna le deboli forze di Ottaviano e minacciava l’Italia meridionale. A Ottaviano non sfuggì la gravità della perdita di Siponto e vi mandò M. Vipsiano Agrippa, il quale riconquistò Siponto, mentre egli affrontava ilcollega triumviro a Brindisi. Ma le truppe romane, a onor del vero, erano ostili a una nuova guerra fratricida e Antonio, assorbito dai suoi sogni di conquista della Parthyia, non aveva alcun desiderio di forzare le sue a combattere in Occidente. La morte di Fulvia semplificò la questione. Antonio diede ad Enobarbo il governo della Bitinia e indusse Sesto Pompeo a rientrare in Sicilia; non meno condiscendente fu Ottaviano. Con la mediazione di C. Clinio Mecenate e C. Asinio Pollione, ai principi di ottobre del 40 a.C. i due triumviri si riappacificarono con una nuova spartizione dell’Impero: • Ottaviano ebbe tutto l’Occidente, a eccezione dell’Africa, che passò a Marco Emilio Lepido, ebbe mano libera contro Sesto Pompeo, ove non fosse riuscito a indurlo alla pace, e4 gli fu riconosciuto il diritto di reclutare truppe in Italia; • Antonio ebbe tute le terre dallo Jonio all’Eufrate e doveva ricevere, per la guerra contro i Parti cinque delle legionigalliche, trasferimento che Ottaviano non rimpianse, perché della loro fedeltà aveva sode ragioni di dubitare. La rinnovata amicizia fu cementata dal matrimonio di Antonio con la sorella di Ottaviano, Ottavia, vedova di C. Marcello. La Daunia ebbe a godere, durante gli anni 40-14 a.C. d’un grande benessere e a maggiormente beneficiarne furono Canosa, Lucera, Siponto e Venosa. Ottaviano fu amico e protettore di artisti e poeti e tra questi brillò il dauno-lucano Quinto Orazio Flacco, di Venosa nativo, il sommo fra tutti i poeti di Roma.
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