NOTE SULL’ADESIONE AL NAZISMO DI
MARTIN HEIDEGGER
 







di Emilio B E N V E N U T O




• Martin HEIDEGGER (Messkirch, B-W, 1889 – Friburgo 1976), filosofo tedesco tra i più grandi del ‘900, assistente di  Edmuind HUSSERL, insegnò a partire del 1923 nelle Università degli Studi di Marburgo prima e Friburgo poi e di questa fu Rettore negli anni 1933-34.
• S e i n   u n d   Z e i t (Essere e tempo) non è solo il libro cui si deve principalmente la fama filosofica dello HEIDEGGER, ma è anche una delle opere più importanti,  se non la più importante, della filosofia del ‘900, perché ha mirato a una reimpostazione di tutta la ricerca filosofica, dalla nascita stessa della filosofia ai nostri tempi. Martin HEIDEGGER ha inteso risvegliare la comprensione  di quel problema del senso dell’essere, che, dopo i suoi esordi greci, aveva finito  per oscurarsi nella storia della metafisica. Poiché la domanda sull’essere era tipica dell’uomo, si trattava di analizzare in primo luogo l’esserci dell’uomo, effettuando unariconcettualizzazione dell’intero lessico ereditato dalla tradizione filosofica, da PLATONE a Georg Wilhelm Friedrich HEGEL, alla luce anche delle  recenti acquisizioni delle filosofie di Wilhelm DILTHEY e di Edmund HUSSERL.
• A HUSSERL nel 1928 HEIDEGGER subentrò ufficialmente sulla prima cattedra di filosofia dell’Università degli Studi di Friburgo. Questa successione gli era stata preparata dallo stesso anziano  fondatore della fenomenologia, che, nel frattempo, andando in pensione, assumeva il titolo di “professore emerito”. Ben presto Husserl ebbe però modo di accorgersi, soprattutto dopo un’approfondita lettura di Essere e tempo nell’estate del 1929, come il suo ex allievo e collaboratore avesse impresso sviluppi alla fenomenologia molto diversi da quelli da lui attesi. Ben più che il tentativo  di una ripresa dello studio filosofico del problema dell’essere dal secolare oblio in cui era caduto, l’opera di HEIDEGGER appariva all’anziano maestro come unfraintendimento in senso antropo.logico-esistenzialista degli autentici intenti della fenomenologia trascendentale. Nel luglio del 1929 HEIDEGGER tenne la pubblica prolusione all’Università degli Studi di Friburgo sul tema: Che cos’è la metafisica. Era essa destinata a divenire uno dei suoi testi più famosi. Pochi mesi prima si era confrontato a Davos, in Svizzera, con il celebre filosofo neo-kantiano Ernst CASSIRER. Il tema del confronto, che faceva seguito alle conferenze e alle lezioni tenute dai due filosofi nell’ambito dei corsi della Scuola Superiore di Davos. era il significato della Critica della ragion pura di Immanuel KANT, che HEIDEGGER interpretava nel senso di un rinnovamento del problema ontologico, entrando in polemica con la tradizione della scuola filosofica neo-kantiana. Nello stesso anno  HEIDEGGER pubblicava Kant e il problema della metafisica.
• Nel maggio del 1930  HEIDEGGER era chiamato all’Università degli Studi di Berlino, ma rifiutava questaonorifica offerta del Ministro pro tempore della Cultura. Erano quelli per la Germania gli anni convulsi della crisi finale  della Repubblica di Weimar e dell’ascesa irrefrenabile del Partito nazional-socialista. Il 30 gennaio 1933 Adolf HITLER otteneva infatti dal Presidente VON HINDENBURG l’incarico di formare un nuovo Governo.
• Il 21 aprile 1933 HEIDEGGER veniva eletto Rettore dell’Università degli Studi di Friburgo da quel Senato Accademico con una sola astensione. All’inizio del seguente mese aderiva al Partito nazional-socialista, ma il suo atteggiamento nei confronti del regime nazista rimase ambiguo: nel mentre, come Rettore, non esitava  a vietare agli studenti nazisti sia la diffusione di manifestini antisemiti  che  un progettato rogo di libri, in occasione del referendum del 12 dicembre  sull’uscita della Germania dalla Società delle Nazioni invitava a votare secondo le direttive di HITLER e in di lui favore si pronunziava in molte altreoccasioni (giugno 1933 – gennaio 1934).
• Il testo-chiave  della sua adesione al nazismo fu L’affermazione dell’Università tedesca, discorso che egli pronunciò al momento di assumere la carica di Rettore. In quell’occasione  parlò della “inesorabilità di quella missione spirituale che obbliga e incalza il destino del popolo tedesco a forgiare la propria storia” , criticò la “tanto decantata libertà accademica” e teorizzò i servizi cui è chiamato il corpo studentesco: quello “del lavoro”, quello “delle armi” e quello “del sapere”, quale “missione specifica del popolo tedesco”.
• Il discorso non poneva peraltro al centro della pubblica attenzione alcun altro problema politico che quello di un’autoriforma dell’Università; l’esaltazione della missione culturale del popolo tedesco è  cosa ben lontana dalla bieca dottrina razzista predicata dalla propaganda nazista, riallacciandosi piuttosto  alla visione nazionalistico-romantica  già espressa dalFICHTE nei Discorsi alla Nazione Tedesca. Il contenuto principale del discorso consiste infatti in un appello a ritrovare, al di là della crescente dispersione deiie specializzazioni, la originaria essenza unitaria della scienza, mediante un continuo radicale interrogarsi capace di ritrovare il senso greco del passaggio dal dubbio al possesso della verità. Un tale appello, che pur da un lato si rivolgeva contro ogni pretesa di riduzione della scienza e della ricerca scientifica (che  ancora oggi par che non si comprenda che è cosa ben diversa da quella tecnologica) a beni culturali, resta dall’altro lontanissimo dal legittimare il concetto ufficializzato dai regimi bolscevico, fascista e nazista di una scienza politicizzata, così come non vale a legittimare oggi quello di una scienza al servizio di Stati o gruppi economici, di imprese o mercati.
• Sempre nel 1934, 10 mesi dopo l’assunzione della carica di Rettore e sei mesi prima della morte del Presidente VON HINDENBURG –e dunque della completa presa del potere da parte di HITLER -Martin HEIDEGGER dava le dimissioni,per non essere costretto ad approvare la destituzione di due Decani di Facoltà da lui stesso nominati. Da allora si occupò  solo dei suoi studi, tenne conferenze, si incontrò nel 1936 a Roma con Giovanni GENTILE.
• Nelle lezioni del 1935 di Introduzione alla metafisica egli accennava ancora alla “intima verità e grandezza” del movimento nazional-socialista, ma in un contesto teorico che prendeva le distanze dalle altrui opere di propaganda del regime nazista e negli anni 1936-38 avviò un serrato confronto con il pensiero di Friedrich Wilhelm NIETZSCHE; attraverso una serie di corsi e di seminari universitari, egli configurava una lettura della fifosofia di NIETZSCHE radicalmente diversa e lontana dai tentativi di appropriazione da parte degli ideologi del fascismo italiano e del nazismo tedesco.
• Dopo la guerra 1939-45 Martin HEIDEGGER venne escluso dall’insegnamentocon una delibera del Senato Accademico del 19 gennaio 1946, ratificata dal Governo Militare francese, che fece seguito a un ambiguo parere espresso da Karl Theodor JASPERS  sulla compromissione dell’antico amico con il nazismo. HEIDEGGER cadde in una profonda depressione e fu ricoverato nel Sanatorio di Badenweiler. Nel 1949, però, Il nuovo Rettore dell’Università degli Studi di Friburgo, l’eminente storico Gerd TELLENBACH, dispone il riesame del “caso Heidegger”. JASPERS assume questa volta una posizione ben diversa rispetto alla precedente e additrittura dichiarò: “L’Università tedesca non può più permettersi di lasciare in disparte Heidegger”. Riprendeva una fitta e amicale corrispondenza tra i due maggiori filosofi tedeschi del ‘900. Nel 1952 HEIDEGGER otteneva il titolo, in età di anni 63 (era nato a Messkirch il 26 settembre 1889), di “professore emerito”, il che gli consentiva di riprendere l’insegnamento.
• Nel 1975 l’editore Vittorio KLOSTERMANN di Francoforte sulMeno avviò la pubblicazione delle sue Opere complete in 102 volumi, ma Martin HEIDEGGER moriva a Friburgo il 26 maggio 1976, in età di 87 anni e veniva sepolto nella città natale.

 






2013-01-10


   
 



 
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