Tra Albania, Grecia e Macedonia da Korça a Bilishti, Flòrina e Bitola.
 







di Emilio B E N V E N U T O




Usciamo da Korça e ci dirigiamo a nord-est ai piedi delle pendici settentrionali  dei Monti Morova. A sinistra il terreno digrada dolcemente verso il Lago Maliq; a destra, alle falde dei monti, si susseguono numerosi villaggi, caratteristici per i minareti che s’innalzano sui bianchi gruppi di case. A km. 12 v’e un bivio a sinistra per il Lago di Prespa e Bitola. Preferiamo proseguire a destra, lasciando, sempre a destra, il borgo di Zemlak. Risaliamo sulla sponda sinistra il corso del Devoli, che si apre il cammino fra i Monti Morova a mezzogiorno e il Monte Cernik a settentrione; verso il km. 17 la valle si apre in una fertile conca, con paesini abbastanza popolosi. A destra, le pendici orientali dei Morova sono folte di vegetazione; a sinistra, è la depressione del lago Mirka Prespa. Valichiamo il Devoli e giungiamo, a km. 26, a Bilishti, paese di circa 3.ooo abitanti a m.870 s.l.m.., sede di sottoprefettura, situato quasi alla testata del fiume Devoli, ove sostiamo brevemente per gustare un buon caffè turco e rifornirci di benzina.
La strada si snoda poi nelle pendici meridionali del Monte Gorkpes, attraversa, a km. 30,5 il villaggio di Capeshtise e a km. 32 giunge agli uffici di dogana e  polizia del confine albanese-greco. Superatolo, tocchiamo un passo sopra  il villaggio di Smerdeche (km. 38) e scendiamo lungo un affluente della Melova. A km.47,5 si unisce a destra  alla nostra la strada proveniente, dopo km. 23, da Kastorià, sulla riva del lago omonimo. Proseguiamo verso settentrione, nella valle della Melova, salendo, a km. 63, al valico di Pisoderi, a m. 1373 s.l.m., poi scendiamo in direzione est nella pianura di Phlòrina.
Situata tra verdi, ma in inverno molto innevate, montagne, di fronte a questa vasta pianura,  Phlòrina (m. 662, ab. 11.500 circa) è una moderna cittadina. Ha un piccolo Museo, con qualche reperto archeologico, che nonomettiamo di visitare.
Vi sostiamo per un buon pranzo alla greca. Solo 38 chilometri ci separano dalla macedone Bitola, che raggiungiamo nel pomeriggio, per far sosta all’Hotel Molika, sito, a distanza di 15 chilometri dall’abitato, a m. 1.240 s.l.m., nel bel mezzo di una folta pimeta del Parco Nazionale del  Pelister,  per trascorrervi qualche giorno di riposo. Alla vicinanza con Bitola si accompagna  la facilità di comunicazioni con Ohrid, a km. 85, e con la capitale della Macedonia, Skopje, a km. 185 di buona strada, entrambe dotate di eccellenti aeroporti.
Bitola, nota anche come la Città dei Consoli, è posta a soli 15 chilometri dal confine greco, a un’altitudine di m. 577, nella zona meridionale della Piana di Pelagonja, il più importante granaio della Macedonia. E’ un’antica città, ricca di moschee, centro agricolo-industrale ( filature di cotone e seta, industrie alimentari e del legno,  lavorazione del tabacco) e artigianale (coperte dette  jambolije e tappeti). E’ da sottolineare anche il suo ruolo culturale,
supportato dalla seconda Università  del Paese dopo quella di Skopje. Conta circa 60.ooo abitanti.
La città ha un ricco passato storico, come testimoniano alcuni suoi monumenti. Individuata con l’antica Heraclea Lyncestis, fondata dai Macedoni nel sec. IV a.C., appartenne a Bisanzio fino al sec. XIII, quando la presero i Bulgari. Più tardi divenne un possedimento dell’Imperatore serbo Dushan e, nel 1382, dei Turchi, che la chiamarono Manastir. L’importanza della città era grandissima nel sec. XIX e al principio del sec. XX. La scuola apertavi dai PP. Maristi era la più celebre dei Balcani, l’Accadenia Militare la più importante dell’Impero ottomano e da essa uscì pure Mustafà Kemal, il futuro Atatùrk, fondatore della Turchia moderna. Proprio qui, nel 1905,  i fratelli Manaki aprirono un pionieristico studio di arte fotografica. Nel 1913 Bitola fu presa dai Serbi, che posero così fine alla dominazione turca; la città venne poi occupata dai Bulgari durante la prima guerra mondiale e conquistata dai Franco-Serbi nel settembre del 1918, dopo una battaglia molto sanguinosa. L’occupazione nazista degli anni ’40 fu segnata dalla deportazione di oltre 3.ooo Ebrei nei campi di sterminio polacchi.
Posto a sinistra del Dragov Potok, che attraversa la piazza principale della città, è il Bezisten,  caratteristico bazar coperto turco risalente al sec. XVI, dove si possono trovare prodotti locali e una grande varietà di merci provenienti dai Paesi balcanici. A fianco di questo edificio, la Ivan Milutinoc’ ulica (degna di nota è, a sinistra, la Isak Dxjamija, una moschea del 1508 splendidamente decorata)  conduce alla Hajdar Kadi Dzjamija, la moschea principale della città, del 1561. Oltre il fiume, sono da vedere da vedere la Jeni Dzjamija, moschea del 1558, oggi adibita a mostre d’arte permanenti e temporanee, e la Sahat Kula, la torre dell’orologio, uno dei simboli della città, alta 33 metri e divisa in tre piani, il più alto dei quali ospita l’orologio.
L’ Arheoloski Muzej è situato nella Titova ulica, a sud della piazza centrale, ed è dedicato soprattutto ai ritrovamenti di Heraclea Lyncestis. Vi osserviamo, a pianterreno: nella sala n° 1 a destra, una copia romana dell’Athena Parthénos di Fidia, un grande cratere a figure rosse e una lékythos bianca, opera greca del sec. V a.C.; nella sala n° 2 a sinistra, armi, idoli steatopigi e utensili e un’urna funeraria a forma di casa, della civiltà neolitica (III-II millennio a.C.), e poi ceramiche, idoli e utensili dell’età del bronzo; nella sala n° 3, sempre a sinistra,  armi, ceramiche, utensili  e vasellame in bronzo, provenienti da tombe il liriche (ss. IX-IV a.C.). Al primo piano sono esposte monete romane e un’ampia documentazione dell’etnografia macedone e il secondo è dedicato alla storia lella guerra di liberazione.
Shirok Sokak, la via principale della città, è l’imperdibile emblema allegorico della modernità balcanica: qui si concentrano le attività commerciali,
la vita artistica e culturale e quella sociale, nonché un’incredibile varietà di edifici della fine del sec.XVIII e numerosi consolati.
Non meno interessanti sono i dintorni di Bitola. Ci attraggono soprattutto – dopo la visita all’Arheoloski Muzej – le rovine di Heraclea Lymcestis.  Esse si estendono a tre chilometri a sud di Bitola, a destra della strada per la Grecia, La città fu fondata  nel sec. IV a.C. da Filippo II  di Macedonia, padre di Alessandro Magno; in epoca romana fu un importante centro della via Aegnatia da Brindisi a Bisanzio e sede episcopale nel sec. IV; scomparve sotto la marea slava.
Vediamo le terme, pressoché intatte, con l’alzato conservato fino a tre metri e il portico su numerose colonne e ornato di statue, una piccola basilica, la grande basilica (Basilica A) eretta nel sec. V,  con un magnifico pavimento a mosaico in pietra, laterizi e smalti, e il battistero, con vasca battesimale, ornata di colombe a mosaico. Di una terza basilica (Basilica B) gli scavi degli anni ’70 hanno liberato stupendi mosaici, rappresentanti lotte di animali, alberi e i cervi alla fonte emblematica.
Sulla collinetta dell’acropoli, si evidenziano i resti d’un castro bizantino.
Nelle immediate vicinanze di Bitola si erge il Monte Pelister, ove soggiorniamo. Grazie alla ricchezza della sua flora e fauna fu il primo Parco Nazionale a essere istituito nell’allora Jugoslava nel 1948.
A circa km. 15 dall’abitato di Kraiovo, dominato dalle rovine di un castello, a un’altitudine di m. 1.ooo, sorge l’omonimo Monastero.
E’ un complesso monastico intorno alla Chiesa di Sv. Arhanoel, costruita dal Despota Oliver nel 1341, su una precedente del sec. XI. E’ in puro stile bizantino, a due cupole, con assise alternata di conci e laterizi e la facciata ornata di mattoni disposti a formare motivi geometrici. All’interno notiamo alcuni affreschi del ‘300: nell’arcosolio, la Morte di Sv.  Gavrilo Lesnovski, qui sepolto; nel nartece,   L’Imperatore Dushan e la moglie Elena, monumentale loro raffigurazione; nel naos, i cicli della Passione, della Vita di Gesù Cristo e dei Miracoli di S. Michele Arcangelo.
La nostra visita e il nostro soggiorno a Bitola qui si concludono e una strada di km. 97, interessante dapprima per la vista del Lago di Prespa e poi per quella della conca di Korça, ci riconduce in questa gentile città.






2012-02-26


   
 



 
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