In quel crogiuolo magmatico che è la musica, con tutte le sue forme, i suoi stili, i procedimenti tecnici, i differenti autori, le diverse epoche, i grandi virtuosi e gli innumerevoli generi, non mancano le più disparate modalità di comunicazione, dalle esibizioni canoniche nei teatri ai concerti nelle chiese, all’aperto o nei chiostri, dalle serenate romantiche nel chiarore lunare al clangore degli inni di incitamento dagli spalti di uno stadio. A tutto ciò non poteva mancare il vivace contributo di quella fantasiosa, quando non addirittura geniale, fucina di sorprendenti novità che è Napoli. Patria dell’opera buffa, della tarantella, della villanella, di alcuni tra i maggiori compositori di tutti i tempi, del cantante lirico per antonomasia e di tanto altro ancora, la città del Vesuvio è attualmente teatro di una clamorosa diatriba, anche onorata dalle attenzioni della stampa, che vede protagonisti antagonisti Aurora Giglio,rappresentante e portavoce dei “posteggiatori” campani, “la signora della posteggia” come la definì l’esperto Pietro Gargano, ed il collega “Topolino”, al secolo Tonino Borrelli. È infatti solo di pochi giorni fa la risentita dichiarazione uscita sulle pagine del quotidiano Repubblica, fatta proprio da Aurora Giglio che lamenta: «Vedo dare oggi una grande visibilità a colui il quale ha fornito per anni una visione distorta di questa grande tradizione, il cosiddetto Topolino, che cantando sguaiatamente da un balcone con l’ausilio di un impianto di amplificazione di parecchi decibel ha indotto migliaia se non milioni di turisti a credere che quello che ascoltavano fosse una espressione verace della grande tradizione della posteggia, costringendo peraltro gli abitanti dei palazzi vicini a subire i suoi gemiti laringei e addirittura disturbando le lezioni dell’istituto Diaz poco lontano». In sostanza l’artista lamenta una mortificazione perpetrata ai danni del suo genere musicalepiù caro, la “posteggia”, ossia quella particolare antica modalità di proporre canzoni al pubblico eleggendo un posto, per strada o in locali pubblici, esibendosi a richiesta e senza sussidio di amplificazione o riproduzione di musica elettronicamente, ripagati dalle offerte spontanee degli ascoltatori, modalità già entrata nel patrimonio immateriale della Regione Campania. Topolino, a suo avviso, cantando da un balcone, in pieno centro storico cittadino, a squarciagola, in malo modo, e con l’ausilio di reboanti quanto fastidiosi altoparlanti, per poi calare un paniere onde ricevere la retribuzione, non solo disturberebbe la quiete pubblica, ma comprometterebbe, alle orecchie dei turisti più sprovveduti, l’immagine più nobile di Napoli e di quella “posteggia” alla quale il mondo deve la divulgazione di tante splendide canzoni e la nascita artistica di significativi personaggi. Insomma la “posteggia” allieta gli avventori di un ristorante o i passanti per strada, lamodalità innovativa di “Topolino”, da qualcuno già battezzata “pusteggia aerea”, infastidirebbe persino gli studenti dietro i loro banchi di scuola. Innovazione o inciviltà? L’atmosfera di polemica persiste. |