Piacere, Cetto Caimano di Calabria
 


In sala Antonio Albanese con il suo "Qualunquemente"





Roberta Ronconi




A dirgli che il suo film, più che far ridere ghiaccia il sangue e peggiora le gastriti, Antonio Albanese - in arte La Qualunque Cetto - ci rimane male (per dirla soft). Perché lui alla comicità ci tiene. Non parliamo di satira o parodia, o ironia o quant’altro. No, lui vuole proprio far ridere.
Quindi non ci perdona facilmente quando gli facciamo notare, alla fine della proiezione per la stampa di Qualunquemente (da venerdi in 600 sale, distribuzione 01 e Fandango), che la sala non ha poi riso granché durante la proiezione. Piuttosto si è agitata sempre più scomoda sulle seggioline tentando di trovare pace al crescente malessere interiore.
Come potrebbe essere diversamente, del resto, di fronte a questo Cetto La Qualunque appena tornato dalla latitanza che un gruppo di mafiosi decide di utilizzare come contro-candidato al sindaco di sinistra De Santis per il paese calabro di Marina di sopra? Cetto non ci pensa due volte, «salire in politica» in fondo è uno deisuoi sogni. E forse è l’unica strada per poter continuare a costruire il suo villaggio turistico Paradais sul mare al posto di quella distesa di pietre antiche inutili e soprattutto per difendere il suo «sacrosanto diritto» a non pagare le tasse. Certo, quando torna a casa accompagnato da «Cosa, come ti chiami..», l’amante portata dal Brasile, la moglie locale non è proprio contenta, ma lui fa una bella figura con gli amcici del paese e tanto gli basta. Del resto, per tutti loro "lu pilu" è l’unica cosa che alla fine conta, l’unico modo per rilassarsi dopo lunghi periodi di evasione fiscale e abusivismo.
Forse da solo a vincere le elezioni contro quel «bastasu» di De Santis che vuole riportare la legalità nel paese Cetto non ce la farebbe. Ma con l’aiuto di Jerry (Sergio Rubini), lo spin doctor barese di Milano, e soprattutto con quello di qualche giornalista compiacente (e attento a "lu pilu" che Cetto offre generosamente ai suoi amici), il gioco è presto fatto. Magari anchequalche scheda truccata non ci sta male e la vittoria è sua...
Via finalmente ai grandi progetti di ponti sugli stretti e tunnel sottomarini («un buco fa sempre allegria»). E chissà che un giorno Cetto il politico non possa crescere fino a raggiungere la capitale, forse il Campidoglio, o magari Palazzo Chigi, o persino il Quirinale...
Vedere questo film in questi giorni fa un certo effetto. Conoscendo i tempi normali della fattura di un film, sembra figlio di una stregoneria. «Sono due anni che io e lo sceneggiatore Piero Guerrera lavoriamo su questo film - racconta Albanese -. Ogni giorno ci dicevamo: eh se il film uscisse oggi, che botto che faremmo. Ogni mese c’era l’evento perfetto e noi lì a mangiarci le mani perché il film non era ancora pronto. Usciamo adesso ed effettivamente il tempismo c’è, ma non l’abbiamo calcolato. E’ che c’è da un paio d’anni...». Ma come si fa a ridere davanti a una sceneggiata parossistica del potere, che in Italia è stata superata dalla realtà?«Forse tu non ci riesci perché sei di "Liberazione" - ribatte scherzando alla mia domanda l’attore -, ma io trovo il mio film comicissimo. Si deve ridere, superare il contingente, il rapporto con la realtà, fare il salto mortale, oltrepassare tutto e tornare a ridere. Questo mi piacerebbe che avvenisse in sala».
Bisogna dire che, se difetta in comicità - Albanese non me ne voglia troppo - Qualunquemente è invece una vera sorpresa dal punto di vista filmico. Nel senso che, al contrario di altri personaggi nati in televisione a misura di sketch (Cetto nasce in Rai nel 2003 all’interno del programma "Non c’è problema") e approdati al cinema con lo stesso peso specifico, il signor La Qualunque di Albanese e Guerrera (guidati dalla raffinata regia di Giulio Manfredonia) è un personaggio filmico a 360 gradi, capace di calibrare al centimetro il realismo necessario al racconto e il surrealismo proprio del personaggio. Le situazioni sono quelle già conosciute attraverso la tv (il comizio,il taglio del nastro, la valletta, il programma politico, etc), ma in Qualunquemente troviamo anche dei momenti inediti come il rapporto di Cetto con il figlio Melo («pulpitiell’é papà») e quello con la moglie ufficiale Carmen. Rapporti in cui Cetto sembra a tratti esprimere un lato quasi umano. Ma è questione di secondi, fino a quando non decide di mandare il figlio in galera al posto suo («sempre meglio lui che io. E poi il carcere è come l’università») e la moglie a vivere in una cabina di legno («ca dù cugliuni...»).
«Antonio Albanese non fa caricature - precisa con affetto e rispetto, la coprotagonista Lorenza Indovina -, e nemmeno in questo film lui è la caricatura di qualcuno. Piuttosto inventa delle maschere, un mondo fatto di personaggi "superiori" alla realtà che rappresentano». Precisazione che sposiamo in pieno. E alla quale aggiungiamo, per concludere, l’ultima definizione che Albanese dà del suo personaggio. «Cetto non è di destra né di sinistra. Lui è orizzontale».Si scherza, ma anche qui non viene da ridere.






2011-01-20


   
 



 
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