Casa Museo Enrico Caruso un anno dopo
 







Rosario Ruggiero




È oramai da lunga pezza che la nostra Italia ha abbracciato copiosamente la musica leggera allontanandosi viepiù dalla tradizione musicale più colta che l’ha voluta dominatrice incontestabile della scena mondiale per numerosi secoli, e accogliendo perciò, a piene mani, stilemi e pur discutibili modalità sociologiche di pratica e divulgazione musicale da paesi stranieri ben più giovani che però, pur mantenendo una tradizione “leggera”, coltivano e fruiscono in maniera ben più viva la musica classica e la vocalità belcantistica.
Eppure, in questa sempre più triste realtà nostrana, sprazzi di luce non mancano, e proprio il mese scorso, a Napoli, ha concluso il suo primo anno di esistenza un piccolo, devoto museo, dedicato ad una delle massime voci di tutti i tempi, eterna gloria della nostra penisola, Enrico Caruso.
Ad ospitarlo, la casa natale del cantante, quarantacinque metri quadrati di appartamento diviso in due stanze, siti in unazona popolare della città. Umile dimora che è stata testimone dei primi gorgheggi del primo cantante al mondo in grado di vendere poi ben un milione di copie dello stesso disco, residenza che oggi del compianto artista conserva un bastone da passeggio, la biancheria con le iniziali impresse, una raccolta delle caricature che Caruso ben sapeva disegnare, fotografie, cartoline e lettere scritte di suo pugno, nonché circa centocinquanta antichi dischi a 78 giri che ne testimoniano l’altissimo valore artistico, dai primi da lui incisi, nel 1902, all’ultimo, “I’ m’arricordo ’e Napule” registrato non molto prima della morte, tutto ciò frutto di prestiti e generose donazioni da parte di studiosi e collezionisti di testimonianze su Caruso, come Aldo Mancusi, Guido D’Onofrio e Luciano Pituello.
Un appartamento dove, già da qualche tempo, si respira euforica agitazione giacché mancano sempre meno giorni alla data del 25 febbraio 2023, e quindi alla conclusione dei primi centocinquanta annidalla nascita dell’indimenticabile tenore.
Il titolare della casa museo, Lello Reale, e il direttore di questa encomiabile, neonata istituzione, Gaetano Bonelli, fremono. Le iniziative svolte in questo primo anno sono state tante, le visite ricevute lusinghiere, gli ospiti autorevoli, ma non è nulla rispetto alla celebrazione della nascita di un maestro sommo proprio nella sua casa natale.
Il coinvolgimento dei giovani resta una priorità e la collaborazione con il vicino Istituto Statale di Istruzione Superiore “Enrico Caruso” si infittisce.
Pure le difficoltà non mancano, tantomeno le delusioni si sono fatte attendere, come recentemente avvenuto per ingrata disattenzione di altre importanti, analoghe istituzioni pubbliche in occasione delle celebrazioni dei cento anni dalla dipartita di Caruso, come ci dichiara con rammarico Bonelli.
Ma se la speranza è l’ultima a morire, la passione non è certo la prima a cedere.






2022-08-31


   
 



 
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