Logistica, fiscalità di vantaggio, rilancio del ruolo commerciale del Mediterraneo e sussidiarietà. Quattro tappe di un percorso virtuoso capace di rianimare il sud, ridando vigore anche al nord, nell’ambito di un progetto di ripresa e di sviluppo a tutto tondo, di ben più ampio respiro rispetto agli egoismi “nordisti” di chi mira unicamente a trattenere nelle proprie regioni gran parte della fiscalità generale. “Liberiamoci dall’illusione che tagliare la spesa faccia crescere il prodotto. La politica di austerità sta portando all’implosione del sistema tutto, sia Nord che Sud, e ormai siamo in piena decrescita infelice. Dobbiamo riflettere su una nuova strategia di crescita e sviluppo, due concetti molto diversi fra loro per gli economisti, che vedano però il Sud protagonista nell’interesse e non ai danni del Nord”. È quanto ha dichiarato il Presidente dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno Adriano Giannola, intervenendo nella giornatadi martedì, in quel di Milano, al dibattito “Per una logica meridionalista” alla Fondazione Edison. “E’ molto difficile far uscire questo messaggio dal Mezzogiorno, ha continuato Giannola, perché scontiamo un clima culturale ostile da anni. Dal 2008 al 2012 il Sud ha perso il 10% del prodotto, tornando ai livelli del 1992, ma l’Italia intera non se l’è passata molto meglio, tornando ai livelli del 1997”. Il rischio, a suo avviso, è che, a Nord come a Sud, la congiuntura negativa diventi un dato strutturale del sistema. Per questo occorre, secondo la Svimez, intervenire con urgenza per arrestare il declino, puntando ad esempio sulla logistica, un tema italiano, non solo meridionale, sull’incremento della portualità, sulle filiere territoriali logistiche, sullo sviluppo dell’energia geo- termica, che permetterebbe alle aziende italiane, non solo meridionali, di abbattere i costi energetici che ora pesano il 30% in più della media europea. Per la Svimez è inoltre necessarial’introduzione di una vera fiscalità di vantaggio per il Sud che il Nord “dovrebbe vedere come una grande opportunità, non in termini di competizione, ma nel quadro di un riacquisito ruolo del Mediterraneo come area centrale importante nel mercato mondiale”. Andrebbe inoltre ridimensionata l’idea secondo la quale “il federalismo è competitivo”, puntando su una vera sussidiarietà tra le regioni italiane, nell’interesse di un paese con il fiatone a causa della bassa produttività, di una domanda interna in contrazione e dell’azzeramento delle disponibilità di cassa di enti locali e Stato centrale per il doppio cappio eurocratico del Fiscal Compact e del pareggio di bilancio.Ernesto Ferrante
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