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Ogni composizione di Simonini è una storia a sé estratta
dal grande ed alle volte grottesco palcoscenico della vita, una
storia alla Bruegel narrata con gran movimento di persone, ciascuna
delle quali ha un suo proprio atteggiamento ed una collocazione
precisa. Una storia vista, o più che vista osservata, direi
analizzata, non tanto attraverso la tentazione di una sottile ironia
(che traspare tuttavia qua e là) bensì di un rituale
drammatico che sfugge scientamente alla "naivité"
per assurgere nel ritmo e nella espressività ad accentuazioni
di un sapore grottesco di dimensioni epiche
Simonini ci inchioda ponendoci di fronte a un realismo descrittivo
in perfetta sincronia con il nostro tempo, le sue distorsioni e
le sue inquietudini.
Talieno Manfrini, Simonini a Rovereto, L'Adige,
maggio 1978.
Simonini appartiene al gruppo di operatori attenti a cogliere il
piacere del quadro dipinto. In questo senso, il quadro è
forte di una sua composizione, di una storia da raccontare, quasi
un modulo di informazione o, per lo meno, un segnale di intensa
emozione
C'è da aggiungere che il discorso di Simonini oltre
a recuperare talune riletture di Guttuso e di un "primo"
Brindisi, mostra di rifarsi soprattutto all'esasperazione di Bacon,
il cui riferi-mento, in alcuni casi è molto evidente. Di
questo giovane pittore comunque merita di essere considerata la
forza compositiva, che sa essere anche fatica, la capacità
impaginativa, l'istinto narrativo deciso e solido pur con i "parecchi
problemi da risolvere" di cui lo stesso De Grada è persuaso.
Gian Pacher, Mostre, L'Adige, ottobre 1978.
Il taglio fotografico che Simonini introduce nella composizione,
formalmente tratto da scene di vita collettiva quotidiana, riporta
le immagini sul livello apparente dell'acquisto gior-nalistico o
quanto meno cronachistico: ma si tratta di un'apparenza, di una
collocazione solo formale, perché quei volti, quelle tensioni
interiori, quelle passioni che li deformano ormai raramente si destano
e affiorano intorno a noi
Sono, alla fine, fantastiche astrazioni: non uomini, ma pensieri
sugli uomini
R.S., Simonini e la cronaca, L'Adige, ottobre
1978.
Le parole sono poche, anzi pochissime; esprime le sue impressioni
con stile tagliente e te-legrafico là dove ad altri occorrono
fiumi di parole.
Quando dipinge, la musica - la sua, quella della quale è
stato per qualche tempo apprezzato esecutore - inonda la soffitta-studio
tipicamente in disordine; ma in questo ambiente nascono, ordinate,
le sue grandi tele la cui realizzazione mai lo soddisfa compiutamente.
Il suo sen-timento creativo non può che relegarlo, da quel
perfezionista che è, sul piano dell'eterno scontento.
Emilio Ballestri, Domenico Simonini, Galleria
d'arte Jacopo Barozzi, Vignola, 1980.
Il fatto che questo giovane non si sia adeguato a seguire gli euforismi
di breve durata degli anni passati è altamente significativo;
esso ha infatti realizzato con fermezza i suoi ideali. Di solito
Domenico Simonini vede il mondo con colori blu attenuati; il suo
modo di lavorare è rappresentato da grandi superfici perseverando
sempre nel suo inconfondibile stile. A questo artista, sempreché
continui a lavorare con la stessa serietà come ha fatto fino
ad ora, faccio i miei migliori auguri per il suo futuro.
Marie Eichinger, Domenico Simonini, Galleria
d'Arte Jacopo Barozzi, Vignola, 1980.
Simonini, a nostro vedere, non racconta fatti o eventi, ma comunica
nelle vaste tessere di un suo enorme mosaico, il suo sentimento
della condizione umana
Simonini sembra cogliere immagini come un foto-reporter,
ma quello che lo interessa non è la cronaca sociale, bensì
il suo significato ultimo, ciò che è al fondo degli
esseri umani. Benché abile nel disegno, il giovane vignolese
deforma le figure, ne distorce i volti ed enfatizza il brutto, dipingendo
con spessore materico, a pennellate che ricordano l'esperta sbozzatura
a sgorbia dell'artigianato. Tutto rapporta alla sua misura delle
cose; spoglia i suoi personaggi di ogni fascino e li colloca nella
luce di una condizione primigenia. Ne risulta una realtà
povera e transeunte, tutt'altro che poetica o bella, ma profondamente
vera
Arrigo Brombin, Simonini un outsider, Gazzetta
di Modena, maggio 1981.
Il
giorno 3 ottobre 1982, nella sala della Art Gallery Club di Marina
di Carrara (Ms)
si inaugurerà una mostra personale
del pittore modenese Domenico Simonini, al quale Raffaele De Grada,
ha scritto una interessante nota critica
Dal canto mio non posso fare altro, dopo tale presentazione,
che invitare tutti gli amanti dell'Arte ad andare a visitare la
mostra personale di Domenico Simonini dal 3 ottobre 1982, presso
l'Art Gallery Club, a Marina Carrara.
G. Toni-Hoffmann, Incontro con Domenico Simonini,
Il Pattino Arte, 1982.
Il tono prevalente è l'azzurro, quel colore che si fonde
in atmosfera conferendo un carattere assai metafisico a ciò
che la stilizzazione del disegno ha suggerito per conto suo. Dicevo
del disegno, Simonini è un disegnatore.
La deformazione delle sue figure non è artificiale, è
voluta come stilizzazione ottenuta col disegno.
Raffaele De Grada, Un po' di storia del "Bice
Bugatti", Il Cittadino di Nova, 1983
Poiché l'incisione è importante, oltreché bella
e pregevole di sua natura, vanno elogiate quelle occasioni che cercano
di riportarla all'antico splendore (o dignità, o verità
che sia), e cioè le rassegne serie, i premi e i concorsi
non vacui, e così via: come ad esempio la Biennale dell'incisione
italiana di Cittadella, della quale è aperta fino al 31 maggio
la quarta edizione
Non è possibile citare tutti, ma conviene ricordare
le presenze di Finotti, Ferroni, Viaren-go Miniotti, Fersini, Cortellazzo,
Pesci, Simonini.
Stefano Ghiberti, Italiani e giapponesi alla
Biennale dell'incisione, Gente, 1983.
Con
linguaggi incontaminati dalle odierne tendenze, Simonini si concede
a una narrazione figurativa dove solitari passanti si muovono in
silenzio notturno di strade cittadine.
Si tratta di una intensa composizione di chiari e scuri calibratissimi
con uno spiccato senso musicale dello spazio.
Giorgio Ruggeri, Grafica Italiana Bolaffi,
1983.
Domenico Simonini ha in mostra delle grandi incisioni, con la rigatura
dell'acquaforte e dell'acquatinta "a maglie", con contrasti
fra lo scuro e l'argento e non chiarissimo della tecnica, le taglie
forti dei personaggi, parecchi di essi presi di schiena: anche i
dipinti a olio sono bui, quadroni stimolanti per le loro "arie"
piuttosto arcane: opere magnifiche proprio per il loro "mistero"
e dal punto di vista di uno stile incorruttibile.
Mario Portalupi, Arte "quadrangolare",
La Notte, 24 aprile 1984.
"Città
e campagna" si intitola la folta suggestiva mostra che, presentata
da Raffaele De Grada, s'è inaugurata al "Centro Sala".
Per noi che seguiamo dagli inizi l'attività pittorica del
vignolese Domenico Simonini, queste grandi tele di soggetto urbano
acquistano una drammaticità per i toni cupi, quasi notturni,
dei suoi "teatrini dell'angoscia".
Ferruccio Veronesi, Il Resto del Carlino,
31 ottobre 1984.
Dai
brandelli di vita umana qui esposti, dai soffi di speranza liberi
da astratte ed inutili let-terature, privi di sterili e complesse
rettoriche emana un odore, un caldo e riconfortante sapore che suggerisce,
ci riporta e ci riallaccia ai tempi in cui l'uomo era ancora un
"anello" integro e leale della catena che lo ricostruì.
Catena che oggi, esso stesso, minaccia di spezzare
Paolo Vallorz, Arte e Cultura, n.4, aprile
1984.
Da questo clima molto intellettuale si distanzia l'emiliano Domenico
Simonini che ci presenta (lui che vive a Vignola, in mezzo alla
campagna) l'ambiente scuro delle grandi città, portici e
gallerie di metropolitana, metafisici prati di periferia dove da
un momento all'altro può avvenire uno dei tanti regolamenti
di conti di cui ci dicono le cronache cittadine.
Raffaele De Grada, L'estetica sul metrò,
Nuova Modena Flash, 10 novembre 1984.
Di fronte a tutto l'armeggiare iperrealista e concettuale dei nostri
tempi, che si ritrova qui nell'esempio di una squallida urbanistica
in Simonini, questi pittori esaltano il modo di vita della campagna,
fuori dalla aggressività del mondo d'oggi.
Si elevano, con un senso di pace oltre il fenomeno vivente. Le sue
figure vivono in un mondo monastico, estraneo al pulsare cittadino,
senza tempo. La tensione di questo giovane artista emiliano tende
ad una fondamentale simmetria uomo-spazio, con una struttura geometrica
che ricorda il migliore '900 metafisico.
R.A., Città e campagna, Corriere della
Sera, 21 aprile 1984.
La mostra nasce dall'incontro di artisti che hanno sentito in questi
anni come i temi della città e della campagna non siano affatto
contraddittori come spesso appare. I dipinti modenesi, ma con tanto
afflato di colore di fiori e frutti di Maria Luisa Simone, le immagini
di stazioni e condotti urbani di Domenico Simonini
fanno
di questa mostra una proposta alternativa alle mostre correnti,
qualcosa che è nato nel grande grembo della rappresentazione
plastica, una iniziativa che ha una sua precisa ragione nel panorama
contemporaneo
Nazario Boschini, Mostra su città e
campagna, Nuova Modena Flash, 28 ottobre 1984.
Simonini entra con discrezione nella solitaria città. La
società che egli presenta è metafisica, silenziosa,
coperta dagli ovattati passi del pensiero. In lui si abbracciano
mitici crolli e o-dierne disillusioni.
Caleidoscopio d'arte sui valori del mondo
moderno, La Gazzetta di Modena, 23 novembre 1984.
Simonini sempre migliore. Il giovane pittore vignolese, ha abbandonato
solo un attimo l'atmosfera di presagio, per donarci una dolcissima
Donna con carlini. Il colore pare affiorare timidamente dal grande
olio, sono tinte pastello, che vogliono "bucare" il buio.
Una nuova speranza nasce dall'oscurità: l'uomo non deve avere
più paura.
"Città e campagna", un viaggio
d'arte verso la provincia, La Gazzetta di Modena, 28 aprile 1985.
Domenico Simonini. La sua vocazione è inequivocabilmente
grafica, come attestano tutte le opere esposte. Il tratto nitido,
ben pensato equilibrio dei volumi, lo sfruttamento persin raffinato
delle infinite gradazioni dal bianco più luminoso (lucido
e lucente, direi) al nero, si sottraggono ad ogni rischio calligrafico
grazie alla dominanza diffusa delle tonalità scure, cupe,
alleggerite e soggettivizzate dal ricorso a impasti caldi e morbidi.
Elena Calandra, Sul tema città e campagna
quattro artisti a confronto, Giornale di Voghera, 21 no-vembre 1985.
Le
sale de "Il Vicolo" di via Borroni erano affollate, nonostante
la pioggia, sabato scorso, in occasione della presentazione a Voghera
del gruppo di artisti "Città e Campagna" da parte
di Raffaele De Grada. Gli artisti sono Maria Luisa Simone, Domenico
Simonini, Floriano Fabbri, Bruno Ritter
Antonio Zinni, L'arte come necessità
ideale, L'avvenire di Voghera, 14 novembre 1985.
Domenico
Simonini, pittore ed incisore vignolese, è impegnato, in
questi giorni, in una mostra dal titolo "Città e campagna"
che è stata allestita nella galleria "Carini" di
Milano.
Domenico Simonini, giovane pittore vignolese (Simonini ha
35 anni) si colloca con un indirizzo espressivo autonomo ed efficace
che punta sul carattere metafisico dei suoi ambienti (interno al
bar, persone al ristorante) e di certe scene di vita paesana (mercati,
fiere, balli, funerali) colti attraverso un colore abbrunato a mestizia
Michele Fuoco, Un vignolese a Milano, La Gazzetta,
28 novembre 1987.
In tutta la sua opera vi è un motivo che si ripete, senza
mai stancare, che è quello dell'isolamento fisico e spirituale
dell'uomo.
Il dramma umano viene vissuto dai personaggi che alitano nei quadri
di Simonini, con rassegnazione e umana coscienza: l'uomo si trova
costantemente a raffrontarsi con altri individui, non instaura però
con loro un rapporto umano ma sembra isolarsi ancora di più
ripiegando su se stesso il dramma che quotidianamente vive, e le
angosce che hanno un valore importantissimo in tutta la sua opera
Il suo mondo poetico evidenzia una radice metafisica di partenza
che viene assumendo un timbro sempre più inedito e fortemente
caratterizzato su nuove basi problematiche. C'è, in primo
luogo un nuovo tipo di riduzione visiva dello spazio, basata sulla
contestuale coesistenza di più dimensioni prospettiche che
creano quello spaesamento tipico dell'immaginario surrealista
Carlo Occhipinti, Spazi metafisici e dramma
umano nella pittura di Domenico Simonini, da Antologia critica artisti
contemporanei - Ente Biennale della Spezia, 1987.
Teso,
infine, con soffusa tristezza, alla interpretazione di atmosfere
metropolitane, Simonini
.
Giuseppe Turroni, Galleria Carini, Vivi Milano,
1987.
Un'opposizione
positiva, una pendolarità che genera un movimento. Due tempi,
diciamo pure due tasti, nero e bianco, indispensabili per far musica.
E fra i due estremi, tutti i colori delle tavolozze: di Maria Luisa
Simone (una festosità genesica, che coinvolge nella creatività,
paesaggi e animali, le case dell'uomo) e di Domenico Simonini (l'affabilità
con l'incisione motiva una pittura netta e silente, di atmosfere
lievitanti, misteri privati e collettivi): Marco Mantovani aggiunge
le sue sculture, così vive proprio quando spiano l'estinzione,
quando tormentano le forme, per liberarne la più segreta
struttura.
Alberico Sala, Città e campagna, Electa,
1989.
Una collettiva a tre, dove Simonini spicca per forza espressiva,
robustezza di composizione e vivacità cromatica. Abbandonate
certe atmosfere notturne popolate di larve troppo stilizzate per
risultare convincenti, ora le sue grandi tele vibrano di rara intensità.
Insomma, Simonini ha vinto la sua battaglia
Ferruccio Veronesi, Arte - Collettiva alla
Rocca di Vignola, Il Resto del Carlino, 2 febbraio 1989.
Nei quadri di Simonini c'è un po' la contesa fra la città
e la campagna: la scena mondana del "vernissage" e la
cena plein air della Brianza: un dissidio che si accende e si consuma
negli incontri quotidiani, nelle fughe del dì di festa, nella
condizione impedita degli spazi ovattati dalle sofisticate tecniche
dell'abitare
Gianni Cavazzini, Quadri e statue a Vignola:
Mantovani, Simone e Simonini. Tre artisti nella rocca, Gazzetta
di Parma, 7 febbraio 1989.
altro
artista certamente interessante è Domenico Simonini, anche'egli
presente con una sola opera, un grande olio dal titolo Merli sotto
la neve, un dipinto dove il terreno ghiacciato è anche lo
sfondo del saltellare dei volatili, in un'originale quanto efficace
inquadratura. Anche per Simonini vale la pena di proporre una rassegna
di più ampio respiro
Giovanni Ferro, Appuntamento con l'inverno
di Maestri del Novecento - Galleria "Folco", Corriere
di Torino e della Provincia, 30 novembre 1990.
Segnalato
più volte al Bolaffi, l'artista ha ricevuto negli ultimi
anni numerosi premi e importanti riconoscimenti per le sue opere...
vince nell'84 il primo premio di pittura Bice Bugatti a Nova
Milanese. Nell'85 ottiene a Roma dal Ceic una menzione speciale
per la grafica contemporanea italiana a Tokio. Le sue opere grafiche
hanno contemporanea italiana a Tokio. Le sue opere grafiche hanno
rappresentato l'Italia, a partire dall'87, alla triennale Intergrafik
di Berlino. I dipinti di Domenico Simonini attualmente fanno parte
di collezioni pubbliche e private: a Milano collezioni della Provincia,
a Trento Museo Diocesano, a Rovereto Palazzo Rosmini Serbati, e
altri ancora
Una personale di Simonini in Municipio, Il
Resto del Carlino, dicembre 1991
Nel clima di oscurità degli interni che continua a fasciarle,
queste creature esprimono tutta l'insoddisfazione dell'esistenza,
di vivere una vita vana e inutile. Ma non ci sono, se vogliamo citare
alcuni nomi ai quali si è voluto accostare la pittura di
Simonini, gli aspetti sordidi dei personaggi di Sughi il cui dramma
tocca l'urlo della disperazione, né gli impegni di lotta
sociale alla Guttuso, né ancora la tendenza al simbolismo
all'ornamento dei secessionisti anche se da questi ultimi sembra
attingere dei criteri di base per la stilizzazione delle sue creature.
Che pur nella coscienza del nulla, conservano un fascino particolare
per il loro delicato riserbo
.
Michele Fuoco, Malinconico Siomonini, Gazzetta
di Modena, dicembre 1991
La
mostra è tutta da "leggere" alla luce di un piacere
per la figurazione che è pervaso di classe e di venature
malinconiche
ricostruisce ambienti che brulicano di vita non declamata,
molto pudica, molto interiore. Piacciono le sue ricostruzioni, piace
quella tavolozza non ridondante ma piena di pittura
C'è storia nella pittura di Simonini. Storia capita
e vissuta; e riordinata con grande senso della misura ed una vena
poetica che raramente traspare dal "genere" figurativo
tradizionale.
Carlo Federico Teodoro, Sala mostre del Palazzo
Municipale p.zza Grande, L'Unità, 21 dicembre 1991
Dopo
i dipinti dalle cupe atmosfere notturne dei suoi esordi . . . la
tavolozza si è fatta accesa ai limiti del turgore cromatico.
Le grandi tele sono popolate dai personaggi del nostro "quotidiano",
calati in un'atmosfera neorealista
ricorda Alberto Sughi.
Come nel pittore cesenate, anche in Simonini tuttavia prevale il
"patos" sull'"epos"; la coralità delle
"scene" non rende l'idea della concitazione ma di una
sorta di magico silenzio, di sospensione e d'attesa.
Ferruccio Veronesi, Simonini espone a Palazzo
Comunale in Piazza Grande, Il Resto del Carlino, 24 dicembre 1991.
Simonini
ha saputo cogliere forse l'aspetto più importante di questa
nostra società. I vari personaggi che popolano i suoi quadri
Una emblematizzazione mitica dove il vissuto diventa protagonista,
sequenza isolata di fotogrammi, dove la vita rivela la sua molteplicità,
le sue componenti variate e variabili
l'esistenza dell'uomo come fenomeno emblematicamente collettivo
ma visto come condi-zione individuale. E' un pittore che conosce
il palcoscenico del mondo, è un romantico che ama l'uomo
Giorgio Cornia, Domenico Simonini, Provincia
di Modena, gennaio 1992.
Domenico
Simonini si sta imponendo sulla scena nazionale, ed anche internazionale,
dell'arte con l'autorità di un grande artista
per la stilizzazione delle sue figure. Che, pur nella coscienza
del nulla, conservano un fascino particolare per il loro delicato
riserbo. Una lucida visione di un'amarezza profonda è la
cifra narrativa di ogni quadro
L'atmosfera è tra la gioia e la tristezza, in un sospeso
confine tra sorriso e pianto attraverso piani narrativi che, nella
tradizione del nuovo, corrono intrecciati e interpretati da un segno
vigoroso
e da un colore quasi neutro, alieno da ogni enfasi
e descrittivo fino all'ossessione del puntuale che enigmatizza la
scena
Michele Fuoco, La tradizione del nuovo, Arte,
gennaio 1992
la volontà tutta esclusiva di indagare sulle figure che popolano
quei palcoscenici della vita, dove l'uomo è allo stesso tempo
attore e spettatore. Una indagine meticolosa condotta in profondità
con un colore "forte", abbrunito, tutto "interiore"
per meglio approdare alla rivelazione delle varie e complesse esistenze
Michele Fuoco, Cenacolo d'artisti in casa
Pavarotti, La Gazzetta di Modena, 5 settembre 1992
Domenico
Simonini (Vignola 1952) ripropone i suoi dipinti ispirati a quel
realismo esistenziale caro anche al cesenate Alberto Sughi che è
un po' la testimonianza dei nostri giorni tutti dedicati a "sacrificare"
al Dio-Consumo, alla cosidetta reificazione, alla prevalenza, insomma,
dell'avere sull'essere
Ferruccio Veronesi, Poesia del bianco-"Città
e campagna", Il Resto del Carlino, 17 settembre 1992
una pregnanza simbolica che coglie ed esprime il travaglio della
nuova società urbana, con la sua pioggia di oggetti molto
spesso inutili e non essenziali, che contrastano la crescita culturale
dell'uomo
E' la denuncia della vacuità di una vita
senza ideali ed una segreta nostal-gia di vita pura il messaggio
per un invito a rinnovare il canto romantico della natura e dell'io.
Michele Fuoco, Esperienze personali e collettive
del vignolese Domenico Simonini, Gazzetta di Modena, 1993.
Il vignolese Domenico Simonini con questi suoi cinque grandi oli
ispirati alla vita della città colta nella desolazione delle
sue notti, è ben noto ai modenesi che ne apprezzano la coerenza
stilistica e la tenacia con le quali persegue un suo discorso sull'alienazione
e la solitudine, veri tarli di questa società del benessere.
Ferruccio Veronesi, La magia della neve, Il
Resto del Carlino, 1993.
Forte
dell'attività di grafico, tanto da essere più volte
segnalato da Bolaffi, Simonini riesce a dare saldezza alle sue composizioni
di vasi di peonie, di bicchieri finemente decorati, di ceste di
fiori, che acquistano, dopo l'esperienza parigina (l'artista vignolese
vive da nove mesi nella Ville Lumière) una morbidezza di
forme, senza venir meno a quell'aura metafisica e a quel rapporto
problematico con la realtà manifestati nei quadri raffiguranti
la vita dei caffè e dei mercati
Pittura come realtà, Gazzetta di Modena,
1994.
Le informali, avveniristiche, irriconoscibili piazze e strade romane
di Domenico Simonini
Liliana Tedesci, Maestri d'Incisione, L'Arena,
20 aprile 1996
Domenico Simonini è un attento e ottimo conoscitore della
società che lo circonda. La fotografa con la notevole abilità
psicologica dell'artista che sa riprendere, tramite la velocità
del disegno, il reale con immediatezza e che sa dipingere, in seguito,
la scena "vissuta", con ponderazione. Solo in apparenza
segue le orme del realismo sociale. Domenico Simonini non emette
giudizi sui personaggi che egli riprende
E' un artista che
ama indagare, raccontare. E' un cronista di storie di normali anonimi.
Paolo Levi, Domenico Simonini, Arte Annuario,
1997
Simonini è efficace nel ritagliare descrittivamente una situazione,
ma sa evitare la caduta in una fredda documentazione, perché
la scena è sempre di natura intimistica, in un linguaggio
espressivo di calda umanità, con aperture verso la vena malinconica
che è alla base della sua pittura. Non viene mai meno quel
senso di segreto itinerario esistenziale, come mettono in luce sia
"Le Jardin du Luxembourg", con una meditazione sugli aspetti
di labilità e sull'illusoria vita dell'uomo, che "Boulevard
des Italiens", dove i due musicanti ambulanti, con fisarmonica
e violino, aspirano ad una rinnovata fiducia nell'umana solidarietà
e convi-venza
Michele Fuoco, Il parigino di Vignola, Gazzetta
di Modena, 11 giugno 1999
è pittore che seguiamo dai suoi esordi apprezzandone la capacità
di "racconto" e l'impegno morale. Se agli inizi le affinità
col cesenate Alberto Sughi apparivano evidenti, col passare del
tempo (specie da quando Simonini si è trasferito a Parigi,
dove tuttora trascorre diversi periodi all'anno) quelle conoscenze
si sono andate diluendo. La pennellata si è fatta più
gestuale, più rapida, più istintiva
.
Ferruccio Veronesi, Tre pittori a Corte, fra
realismo e "follia", Il Resto del Carlino, 18 giugno 1999
Un tempo disegnava figure esplosive, tonde di metafisica afonia,
quasi destinate a scop-pio improvviso; ora alla surreale accezione
espressiva si è sostituito uno sguardo indagatore di profonda
percezione: e la figura non cede nelle fattezze ma si palesa nelle
tensioni interiori
Claudio Rizzi, Profilo d'artista, Il Nuovo
Giornale di Bergamo-Centro Diffusione Arte, 1999.
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