Artisti > Domenico Simonini > Biografia > Opere > Critiche > Mostre >

italiano francese


Il realismo di Domenico Simonini

di Raffaele de Grada

II "realismo" italiano di trent'anni fa aveva una sua componente in quella tendenza che possiamo definire dell'"illustrativo", tendenza disprezzata dalla critica d'arte formalista tra le due guerre. Nel nostro dopoguerra la critica mantenne questo atteggiamento fino a quando ritenne di aver sepolto l'illustrativo con l'apologia dell'informale".
La critica dell'arte contemporanea aveva tenuto in non cale i ragionamenti di Bernard Berenson intorno ai valori dell'"illustrativo", considerandoli specifici dell'arte antica, anzi di quella del Quattrocento. D'altra parte si voleva ignorare che I'"illustrativo" era stata una categoria importante della figurazione alla fine dell'Ottocento e non soltanto per gli artisti del "verismo" sociale. Basta pensare all'importanza che I'"illustrativo" ebbe in un grande pittore come Toulouse - Lautrec e non soltanto quando Lautrec era un vero e proprio illustratore, ma anche quando dipingeva.
Ebbene, dopo tanti anni da quella prima ondata di "realismo illustrativo", ritroviamo tra i giovani d'oggi una seria ripresa di quella tendenza e l'esempio che qui mostriamo è dei più convincenti, quello di Domenico Simonini, giovanissimo di venticinque anni, di Vignola, che ha fatto i suoi studi artistici con metodo, prima all'Istituto d'Arte A. Venturi di Modena, poi all'Accademia di Bologna. Negli studi Simonini ha maturato la propria disposizione naturale al racconto, che non gli è giunto dal suggerimento del Maestro, ma da una propria convinzione, prima di tutto morale, del compito dell'artista nel guardare il mondo, con una scelta precisa. I quadri di Simonini infatti rappresentano funerali e balli di paese, mercati e fiere, attese e incontri, ranci e folla, caffè, interni, edicole, convegni. II tono prevalente è l'azzurro, quel colore che si fonde in atmosfera conferendo un carattere assai metafisico a ciò che la stilizzazione del disegno ha suggerito per conto suo. Dicevo del disegno. Simonini è un disegnatore. La deformazione delle sue figure non è artificiale, è voluta come stilizzazione ottenuta col disegno. Talvolta ha delle esagerazioni che possono perfino dar noia, come in quelle braccia sollevate come teste di cigno nella Composizione n. 16, ma il recupero allo stile accentua l'effetto del quadro, che si sottrae così alla possibile banalità del racconto. Quelle braccia sollevate indicano un ritmo, che dà alla scena un carattere di eccezionalità.
Nonostante la cura che Simonini porta verso certe ricerche pittoriche di "natura morta" (come in La donna che sparecchia, composizione n. 20, quel tavolo dove c'è una "natura morta" dipinta su un piano con la donna che si inclina in avanti ricordandoci stranamente, nientemeno in un soggetto di cucina, la composizione della Salomè di Klimt), prevale senz'altro il racconto. Non viene a caso il nome del grande Klimt. Lontano da quelle raffinatezze, tuttavia lo stile del "racconto" di Simonini, così vicino nei soggetti al realismo di cui dicevo, ci ricorda una certa Secessione, perfino nel gusto di certi vestiti a fiori (vedi la Composizione n. 2, All'edicola o l'arabesco della mascherina nella composizione di Carnevale triste, Composizione n. 18, dove sempre il pittore insiste nel vedere la prospettiva su un piano, l'inserto delle spalliere delle seggiole p.e. nello stesso quadro). Ciò non ci sorprende. Una gran parte della pittura giovane è tentata da una lettura del reale in chiave secessionista, specialmente quando prevalgono i temi di una fantasia stimolata dalla sessualità, la forma pubblicitaria, il fumetto, il kitsch. Simonini, come abbiam detto, si muove in tutt'altra direzione. Ma questi stimoli culturali valgono evidentemente anche per lui; quindi nessuna sorpresa.
Questa suggestione stilistica, espressiva, tuttavia in Simonini non prevale sullo studio della realtà quotidiana, che è il problema di fondo di questo giovane. In questo campo così vasto e difficile Simonini porta anzi qualcosa di nuovo, che vedo soprattutto nella composizione. La composizione di Simonini scarta il tipo di visione a piramide (l'occhio è il vertice), che dal Rinascimento giunge fino al nostro realismo. II "taglio" di Simonini ci conduce piuttosto al frammento del reale, che alla composizione in posa. Simonini non si perita di tagliare in due una figura, di comporre secondo una successione in diagonale, di impostare magari il racconto su un incastro di ombrelli in una figurazione di folla a passeggio sotto la pioggia (Composizione n. 6). Ma questa libertà compositiva è sempre scandita con metodo cui l'invenzione obbedisce, cosicchè l'autore non cade nella trappola naive così facile dalle sue parti. Nulla di quel caos compositivo che è proprio dei naifs e ci vedo perfino una protesta contro quello stile, nell'uso parco dei colori, nell'impiego sapiente delle modulazioni tonali. In alcune opere i rapporti tonali sono molto belli, come in quei passaggi di grigi-azzurri della composizione della Distribuzione di caldarroste (Composizione n. 12), specialmente nella parte destra del quadro. Ne deriva un'assorta e talvolta solenne delineazione delle figure; la figura di destra delle Donne con la bicicletta (Composizione n. 19), la figura con le braccia incrociate nella composizione delle Donne presso la panchina (Composizione n. 4).
Non voglio dunque presentare Simonini come un miracolo, una vera e propria scoperta. Certe rudezze, sommarietà non sono soltanto imputabili all'età giovane, indicano che il pittore ha ancora parecchi problemi da risolvere. Ma la strada è buona, seguita con serietà e talento più che notevole. E' molto giusto che si tenga conto di questo pittore, una presenza nuova nell'arte giovane italiana.

Artisti > Domenico Simonini > Biografia > Opere > Critiche > Mostre >