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Un fiato di speranza
di Dino Carlesi
a
Riccardo Tommasi Ferroni
una tua qualsiasi forma riaccende il fuoco
dell'armonia antica / fuori blatera
una platea di ossessi che tenta
di placare la finta disperazione
in un tragico vuoto d'aria / si è distrutta
l'anatomia del pensiero
lontana è ormai la possíbilità
di riaccordare le strutture nobili
al nostro tenero furore/ quel luccichio
d 'una corazza divora Castel Sant'Angelo
e la pelle di Deianira / infrange la sintassi
del tuo Gíanicolo lordato
eccoci
soli davanti al mito
che poi è il nostro ultimo destino
la tua "maniera" nuova che inventi
per resistere al tempo / il degrado
è nei tuoi cieli / l'ordine ci riconduce
nel giusto controvento delle "cave"
dove precipitano cavalli bolsi
non quelli con le criniere al vento
delle battaglie d'amore / il tuo barocco allora
scroscia dalle narici fumanti
e oltre le quinte del teatro
respira uno spazio senza limiti
mentre il pesce lucido
mostra finalmente l'anima / in ogni angolo
un folletto una maschera un angelo
un turbinare di passioni
che s'aprono alle sorprese
riconducono alla storia dei padri
tu
forse vai con Proserpina
per sfuggire al massacro annunciato
delle "Cenerí" / quell'elmetto la bambola
l'indifferenza della morte / il male di vivere
in quel balbetto senza linguaggio
dei capipopolo / poi la tua ironia
ci dona un fiato di speranza
dove?
quando?forse nello spazio
sopravvivere tra luce e ombra / in quel
centro non espresso tra il bene e il male
del cuore tendono al prodigio / s'annunzia
per gesti e voli la "bella maniera" del Vasari
quale degno respiro contro le regole
della non pittura / le tue salgono
per sentieri impervi e spezzi il filo rosso
dell'abitudine rozza al fare di oggi
e così
assisti con noi al dileggio delle città
e accendi allegorie reali
che paiono miracoli/ noi indifesi
allo strazio dell'esistere ci crediamo
concettualmente convinti che bisogna andare
oltre paradisi insidiosi
oltre le pause insensate della Storia
ma
è splendido e terrificante
nascere / ci apri un filo di luce
tra le persiane di casa /quel conto amaro
da pagarsi in lunghe stagioni
pare assottigliarsi
agosto
1996
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