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Antologia critica


"Dopo i disegni eseguiti mentre serviva nella I armata americana in qualità d'artigliere, Cagli ha iniziato quella che egli chiama "una nuova serie" con i disegni che ora espone, che non pongono il loro diretto interesse nel riferire la tragedia e il ricordo doloroso della guerra. Ora le linee rigide, curve o irresistibilmente dritte delineano le forme essenziali di scheletriche figure umane, generalmente astratte, cui danno rilievo i passaggi di tratteggio intricatamene variati. Le loro qualità tridimensionali ed i loro piani mutevoli ed interpretativi riflettono le sue ricerche dei problemi matematici e spesso richiamano gli intersecatisi effettivi modelli di cubi, piani e parabole, che i matematici moderni immaginano nel formulare le loro scoperte".
A.B. LOUCHEIM, 1947

 

"I pittori almeno da venti o trent'anni a questa parte, non parlano mai d'un quadro che li interessi senza pronunciare almeno cinque o sei nomi d'altri pittori, da Cimabue a Bracue. Concepiscono la loro quasi un'arte a lavoro collettivo, con procedimento serrato lungo la serie di secoli. Ed è forse, davvero così. Ma non si dovrebbe saperlo, deve essere tremendamente faticoso, io pittore preferirei credermi io primo che ha scoperto un muro o una tavola (…) Certo quella abitudine non ha impedito a Corrado Cagli , nato se altri mai sotto il segno della pittura, di trovarsi oggi a un posto di comando molto avanzato nell'audace impresa della pittura europea dagli impressionisti in qua: allontanarsi dalla narrativa per avvicinarsi alla musica.
E nemmeno gli ha intralciato il cammino verso la naturalezza. Alla quale uno arriva, o non arriva, non per virtù o per colpa di una formula, ma solamente in ragione di quel tale che "detta dentro". Ed essa, la naturalezza, non ha niente a che fare con la natura; non è un punto di partenza , è arrivo, un raggiungimento umano. E può trovarsi in qualunque punto del famigerato "cammino storico"; ma là ; in quel punto, coincide con l'assoluto".
MASSIMO BONTEMPELLI, 1947

 

"Esiste ai giorni nostri nell'animo di molti - e non sono i più sprovveduti - una grave incomprensione di ciò che è il disegno . Non lo si distingue più dallo schizzo; si è giunti fino al punto di rifiutare al disegno il diritto all'autonomia espressiva; al massimo gli si riconosce la funzione di anticipare , abbozzandola un'opera, di maggiore impegno. Ma il disegno non è lo schizzo. È legittimo parlare di arte del disegno, benché si facciano rari gli artisti del disegno.
In ciò la posizione di Corrado Cagli rimane alquanto isolata e di una importanza affatto capitale tra gli innovatori dell'arte contemporanea. Poiché Cagli disegna per "disegnare", applicandosi alla soluzione di problemi che possono essere risolti unicamente col tratto , col vuoto, con l'ombra tratteggiata , nei limiti del foglio di carta" .
LUC BOUCHAGE, NEW YORK 1948

 

Cagli è l'artista che meglio mi fa sentire , e con maggior profondità il drama dell'arte figurativa contemporanea. E niente retorica , così facile e tentatrice in un epoca di evoluzioni come la nostra. E se anche domani facesse della retorica, e con retorica intendo soprattutto opera illustrativa, potrebbe amnche farlo , sarebbe per rilevarne il segreto, liberandosi e liberandovi da quella . E' lui, e basta .
Giunto in piena maturità, pervenuto l'uomo ad una pacata serenità ed a una dolcezza che per farmi intendere chiamerò Leopardiana, quel che Corrado Cagli presenta oggi è frutto di non lieve e rapido pensamento, non può sfuggire a chi ha con le cose dell'arte qualche dimestichezza, con una tecnica ed una materia che esprimono così bene, e al tempo stesso, quanto la forza dei secoli ha saputo accumulare nel campo dell'arte e la malinconica precarietà e fragilità della nostra vita contemporanea.
ALDO PALAZZESCHI ,1962

 

(…) Credo che ci siamo avviati a capire Cagli, il figurativo Cagli e l'astratto Cagli. Spero che riuscirò ad avviarmi e ad avviarvi insieme con me e capire l'ultimo Cagli, quello dove le due tendenze, fondendosi e assommando l'intero travaglio espressivo di tutta una vita, presentano un impeto nuovo, una elementarizzazione per fomentare meglio di prima quell'esplosione lirica e tragica dalla quale assumono vita le forme. Il Fauno nella forza degli anni ha preso lo zufolo, lo porta alle labbra, è sul colle seduto, ascolta l'aria, con il soffio suo più suo la imita sullo zufolo, quell'aria insuperabilmente melodiosa, ora che, ardendola il sole essa è già carne di luce del declinante meriggio . Il Fauno semita , italico, greco, canta in Sicilia, è finalmente approdato alla sua vera terra, il Fauno, già saggio, Cagli che ha già fatto tesoro di tutto, che non ignora nessun pericolo corso, e vinto dall'arte in ogni secolo, in ogni dove, che sa già come affrontare e vincerlo, rivestito come egli è della corazza magica dei millenni umani, l'incognito pericolo di questi giorni nostri della stratosfera (…).
GIUSEPPE UNGARETTI

 

"Se pigliamo oggi quasi tutti i pittori italiani, e non soltanto italiani, e di loro volessimo organizzare una mostra di disegni, volessimo testimoniare tutta la loro opera di disegno, di ricerca e di risultati nel campo del disegno credo che pochissimi artisti, oltre a Cagli, potrebbero sostenere questo esame vittorioso , questa traccia della propria storia stilistica.
Perché il disegno, forse più ancora della pittura, così come lo è il romanzo rispetto alla pura lirica il disegno è anche un modo di giudicare il mondo, non solo di rappresentarlo, è anche un mmodo di scegliere le immagini del mondo, a significato della parte migliore del mondo stesso, o anche di accusare la parte peggiore del mondo stesso. E credo che Cagli, pur rimanendo nella purezza addirittura eroica, alle volte, del segno, nella qualità ostinata e pura dell'immagine abbia approfondito la sua ricerca in questa scelta o in questa denuncia delle cose del mondo ed è questo che lo fa essere stranamente partecipe della gloria delle grandi età del disegno e lo fa anche soprattutto testimone, in questi nostri tempi così duri, così commoventi e anche così patetici, della nostra ricerca umana di ogni giorno".
ALFONSO GATTO, 1968


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