articolo 817

 

 
 
Liberi in Poesia
nell’oscurantismo contemporaneo
 







di Fiorella Franchini




Il progetto culturale intitolato “Liberi in Poesia” è stato presentato venerdì 14 marzo nelle sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. All’incontro hanno partecipato il presidente dell’Unione Nazionale Scrittori e Artisti, Natale Antonio Rossi, il presidente dell’Istituto Culturale del Mezzogiorno Antonio Filippetti, il direttore del dipartimento di filologia della Federico II Pasquale Sabbatino, l’architetto Mario De Cunzo, il Maestro Giuseppe Antonello Leone, ed il giornalista Piero Antonio Toma che ha coordinato il dibattito.
Lo scopo dell’iniziativa è quello di contrastare il livellamento delle coscienze e la commercializzazione delle capacità creative. La convinzione è che, essendo ormai tutti inseriti in una dimensione uniforme che avvilisce e distrugge lo spirito critico, la soggettività creativa stia perdendo la sua originalità e la sua forza.  La poesia, “il valore più alto
della creatività umana”, ha ribadito Pierantonio Toma, è, forse, l’unico baluardo di difesa in grado di impedire la spersonalizzazione della coscienza, di veicolare il libero pensiero, far circolare “l’animus creativo”.
“Liberi in poesia” rappresenta, dunque, la condizione culturale di un progetto ampio e articolato. Non a caso è anche il titolo di una collana editoriale, collegata all’Unione Nazionale Scrittori e Artisti e all’Istituto Culturale del Mezzogiorno, che realizza anche pubblicazioni di e sulla poesia.
Ogni anno organizza un simposio a carattere internazionale sulla valorizzazione degli ambiti legati alla creatività poetica e non solo; incontri e confronti tra poeti che discutono di poesia, laboratori di “rilettura” di poeti di lungo corso, recital di poesie messe in musica. “Il segno e il verso”, progetto ampiamente collaudato con pittori come Vanni Rinaldi, accosta, in un connubio fascinoso, poesia e arti figurative. Il calendario delle iniziative prevede, tra
l’altro, novità e reprint: poesia visiva, jam session, gamelot, e un recital-concerto di poesie e canzoni napoletane. Sarà poi organizzato un convegno di riflessione e di studi. Il primo della serie sarà incentrato sul tema “A cosa serve la poesia: la poesia nella società della globalizzazione”.
“Liberi in poesia” vuole essere uno strumento di educazione culturale contro il dilagare “dell’imbarbarimento globalizzante” dei nostri anni. Il riscatto della società civile passa inevitabilmente per le strade della cultura. Non a caso, sempre più spesso, si chiede alle manifestazioni della creatività di farsi portatrici di messaggi umani e politici. Le Olimpiadi di Pechino saranno il palcoscenico dei diritti negati al popolo del Tibet, agli oppositori del regime, ai lavoratori cinesi, all’ambiente; la comunicazione giornalistica ha riacceso i riflettori sul dramma umano e politico di Ingrid Benancourt, e poi i concerti di beneficenza delle pop star, le maglie calcistiche dedicate ai
rapiti dei mille conflitti del mondo, la popolarità delle declamazioni pubbliche delle nostre grandi opere poetiche, che evidenziano un bisogno intellettivo profondo, trascurato dal degrado scolastico e culturale.
Ogni volta che la razionalità del mondo economico e politico si scontra con gli interessi egoistici che essa stessa ha generato, si riscopre l’espressione creativa come strumento di lotta. Viene da chiedersi se gli artisti, che a questa realtà incivile appartengono, sono in grado di assumersi tale responsabilità etica, giacché lo stesso presidente dell’Unione Scrittori lamenta una scarsa partecipazione associativa, sintomo di una limitata consapevolezza del proprio ruolo sociale.
Il poeta non serve l’epoca, non trova i presupposti sociali dell’abisso contemporaneo ma, come ha sottolineato Gottfried Benn, -…esprime quest’abisso di fronte a questa massicciata di progresso tecnico, a tipi sostanzialmente ormai del tutto incapaci di esprimersi, a psichi appiattite
dall’analisi, a genitali edonizzati…-
L’idea del vate, del sacerdozio poetico è superata dalla realtà. Nel poeta non si cerca più un’interpretazione del mondo, tuttavia la letteratura non è mai una pura contemplazione. Nell’universo della parola, si trovano progetti e rivendicazioni che aspirano ad una possibile trasformazione della realtà. Più che un impegno assoluto verso la comunità umana, la dimensione sociale si esprime come difesa primaria dell’individuo, come rivendicazione etico-politica della libertà di fronte alle varie forme d’oppressione.  Una ribellione che però, per avere una possibilità di successo, deve associarsi ad una progettualità attiva e diventare, oltre ad un luogo ideale in cui ricongiungersi con la propria anima, un’opportunità di purificazione e di testimonianza civile.
-Quando il potere spinge l’uomo all’arroganza, la poesia gli ricorda i suoi limiti. – ha detto John F. Kennedy in un discorso del 1963 – Quando il potere restringe il campo dei suoi
interessi, la poesia gli ricorda la ricchezza e diversità della sua esistenza. Quando il potere corrompe, la poesia purifica, poiché l’arte afferma le fondamentali verità umane che devono servire da pietre di paragone del nostro giudizio.-
Si tratta di rimettere in gioco il significato stesso di umanità e di uomo, esiliato nelle miserie dell’attualità, richiamato a “trasformarsi in qualcosa di migliore”.




2008-04-11