articolo 275

 

 
 
EDVARD MUNCH
IL SUO SENTIMENTO CHIAROVEGGENTE
 







di Tiziana Petrecca




Munch Edvard
VAMPIRE, 1893-94
Olio su tele di canapa 91 x 109 centimetri

Pittore e incisore Norvegese.Il primo approccio con l’arte lo ebbe a 7 anni quando disegnò ciechi dagli incerti movimenti, con grande realismo. La sua inclinazione artistica fu molto appoggiata, ma sia per problemi economici che di salute, non frequentò mai assiduamente la scuola. I lutti che si susseguirono nella sua vita, soprattutto quello della madre, segnarono profondamente la sua arte con ricorrenti immagini di morte e angoscia, che si espliciteranno nel grande e forte impatto coloristico dell’ espressionismo.
Frequentò la scuola di Krogh, pittore naturalista norvegese. Partecipò ad una mostra di giovani artisti con l’opera “Il mattino” che fu criticata aspramente da un giornale. In questo stesso periodo frequentò i giovani intellettuali cittadini, tra i quali ebbe un ruolo di rilievo. Soggiornò a Parigi, un soggiorno formativo ma, anche se deluso dall’ impressionismo, ne sarà influenzato come mostrano le opere dal 1880 al 1885 che hanno caratterizzazione psicologica ed emozionale forte, ma risentono del naturalismo francese.
Nel periodo1895/96 è la svolta nella sua pittura. Inizia ad esprimere in linguaggio pittorico i drammi della sua vita,evidenti, nelle immagini che si compenetrano in una fusione totale. “ Il viale Karl Johan (1890),”morte nella camera di un’ ammalata”, “la  fanciulla malata”, in quest’ultimo quadro è evidente la fusione dei personaggi: la mano della bambina e quella della donna che l’assiste sono unite, sfumate una nell’altra come a sottolineare un passaggio fra l’una e l’altra. Passaggio, anche, della figura materna  rappresentata nella disperazione che non ha volto, curva sulla bambina. Un passaggio di morte e impotenza, come in un gesto che unisce chi muore e chi resta, ma le mani sembrano quasi cancellate, ne resta solo una macchia dilavata come a rappresentare un gesto consumato nella sua impotenza a trattenere. Tenere quella mano, diventa un gesto impotente di fronte alla morte.Questi dipinti  si riferiscono alla morte della sorella.
“ La madre morta e la bambina”, in questo dipinto c’ è già un’ accenno al “ il grido” e ritrae ciò che vide quando morì la madre: il letto di morte, la sorella con gli occhi sbarrati dal terrore. Muta e con le mani sulle orecchie come per allontanare l’urlo silenzioso della morte che troverà tutto il suo clamore ne “ il grido”.
“il grido”(1893) è considerato il capolavoro di Munch. In questo dipinto viene sovvertita l’idea dell’ irrappresentabilità del suono.
In questo dipinto tutto urla, l’angoscia ritrova il suono, l’urlo della liberazione , del buttar fuori il dolore, l’angoscia, coinvolgendo nella sua eco tutto ciò che è intorno che in questa profonda vibrazione diventa linea sinuosa e avvolgente.
L’urlo, - nella linea diritta della strada -  attraversa come un ponte l’ immancabile prigione del cerchio della vita, che nasce e si richiude nella morte. La sinuosità delle
Munch Edvard
MADONNA, 1893-94
Olio su tele di canapa 90 x 68,5 centimetri
linee, dei colori prendono, quasi, il simbolo del susseguirsi degli eventi: ora belli – convessi-, ora brutti – concavi – che sono diretti, si! Verso un lago- acqua come simbolo di vita- ma che immancabilmente è vicino al rosso sangue del tramonto. Un forte e disperato urlo che lo stesso uomo che lo lancia come atto liberatorio, non vuol sentire, coprendosi le orecchie con le mani. Non vuol ascoltare o non vuol sentire quell’angoscia?
“ angoscia”(1894) Le stesse cose si potrebbero dire di questo dipinto. C’è ancora il grido sullo sfondo, ma qui dell’uomo è rimasto l’urlo, al quale personaggi muti voltano le spalle come in un non voler sentire. Si allontanano dall’ angoscia terrorizzati e muti. E’ una folla, ora, che attraversa quel ponte, ma una folla di uomini soli, ognuno rinchiuso nell’attonita, inaspettata presenza della morte e sordi all’angoscia che li avvolge.
Voltando le spalle, si allontanano increduli e spaventati da quel tramonto rosso di sangue che lascia sui loro volti sconcerto.
Ricorrono nei suoi quadri il rosso e il verde, il verde di una natura viva e contenitiva che nutre, ma sempre racchiusa nel color rosso sangue del suo trauma infantile:la morte.
La sua pittura oscilla tra apertura verso la vita( “la primavera” 1889), il legame e la passione del sentimento uniti  alla paura angosciosa dell’abbandono. Se con “primavera” ritroviamo un’apertura alla vita, con la morte del padre c’è di nuovo il passaggio dalle immagini vitali e luminose ad immagini oscure della memoria. Vita e morte nei dipinti di Munch si cambiano continuamente di posto. Quest’ ambiguità del sentire è espressa nel “bacio”(1897) dove il rapporto è concepito solo come fusione , unica salvaguardia nei confronti di un’ abbandono che sembra, viceversa, diventare l’unica evenienza possibile.
Il tema del’abbandono è rappresentato anche in “separazione”(1896), in Munch la solitudine non è una riflessione fondamentale e metaforica dell’essere umano, ma una dolorosa esperienza di vita. Questi temi sembrano essere riassunti in “danza della vita”(1899), la vita che sembra promettere tanto e poi togliere con la stessa leggerezza espressa nella danza. Nei suoi dipinti troviamo sempre il principio e la fine, l’opposizione della morte alla vita. Una di fronte l’altra e al centro la vita, ma tutto va ineluttabilmente verso la morte.
Anche i dipinti dell’amore sono ossessionati da quest’immagine, ma hanno in più simboli di violenza: “il vampiro” e di distacco doloroso: “gelosia”, “amanti morti”, “ tradimento”, “abbandono”. L’ incomunicabilità dell’angoscia, il conflitto nell’anima, il senso di perdita, sono simboli che si ritrovano nell’amore vissuto e sofferto nelle varie fasi, l’ impossibilità per Munch di poter far coesistere amore e arte.
Un altro dei temi della pittura di Munch, che ricorre spesso è l’ombra. Questa la ritroviamo in diversi contesti ma sempre ad indicare la presenza inquietante di uno spazio oscuro e minaccioso, dove il soggetto del
Munch
IL GRIDO, 1893
Tempera a bordo di 83,5 x 66 centimetri
dipinto rischia in ogni momento di esserne risucchiato.
Munch s’ impegnò molto nella ricerca di un’arte nuova,sperimentando di continuo per poter approdare all’essenza stessa dell’umano e dell’esistenza dell’uomo. Nel 1883 partecipò per la prima volta ad una mostra al “Salone delle Arti decorative”, con uno studio di ritratto. Fu presto considerato l’ artista giovane di maggior talento. Nello stesso anno espose al “Salon d’ automne”, il suo lavoro fu considerato il più rappresentativo tra quelli esposti, ma la stampa lo denigrò bollandolo anche come socialista e perfino anarchico. Un viaggio ad Anversa del 1885 e subito dopo a Parigi, gli permisero di avere contatto con le più recenti tendenze dell’arte europea. Il suo tratto cambiò, divenne più ampio fondendo elementi impressionistici e naturalistici. Ma fu sempre attaccato dalla critica, tanto che quando espose “la bambina malata” nel 1886 al “Salon d’automne” l’impatto che ebbe questo quadro fu unico nela storia norvegese, al punto da scatenare indignazione e proteste.
I dipinti del 1889, successivi ad un’ altro viaggio a Parigi, riprendono il linguaggio impressionistadi Monet, Pissarro, Seurat, come è evidente nel dipinto “ “ Senna a S. Cloud”.
Ma Munch non vuole fermare l’attimo, vuole un’arte del ricordo. “ Non dipingo ciò che vedo, ma ciò che ho visto”. Nel 1892 fu invitato ad esporre all’ Associazione degli artisti berlinesi, dove i suoi quadri suscitarono scandalo al punto  che la mostra venne chiusa. Ma quest’ evento gli portò benefici, la società berlinese gli aprì le porte. Pian piano s’ inserì nell’ambiente d’avanguardia che si racchiudeva intorno a Strindberg, di questo ambiente facevano parte anche scrittori, storici dell’arte, e l’ interesse era orientato verso il simbolismo e la filosofia di Nietzsche e l’erotismo, questo ebbe molto influsso su Munch, formando in lui l’ idea della serie di dipinti chiamati poi “ il fregio dela vita”, una serie di immagini tratte dalla vita spirituale e affettiva dell’uomo, vista soprattutto in rapporto all’amore e alla morte, opere intrise di forte pessimismo, opere dal linguaggio espressionista, in cui il colore è simbolico e musicale, più che avere ruolo descrittivo.. Munch voleva rappresentare e comunicare l’ esperienza diretta degli aspetti emozionali della persona ritratta, lo spirito, non la natura.
Nel 1894 lavorò con le tecniche grafiche, inizialmente le usò per variare ed elaborare soggetti già realizzati in pittura, in seguito come mezzo espressivo unico, fu innovatore anche in questo campo. Aveva una perfetta padronanza delle diverse tecniche: litografia, xilografia, ed in breve acquistò una grande forza espressiva, ancora, approfondì l’incisione, infatti ci sono molte prove di stampa con i vari stadi, e grazie a questo è possibile seguire la sua ricerca passo a passo. Usò anche la fotografia per ritrarsi- oltre i vari autoritratti pittorici- . Gli furono commissionati molti ritratti dove è riscontrabile
Una forte
Munch Edvard
MORTE NEL SICKROOM, 1893
Olio su tele di canapa 134,5 x 160 centimetri
introspezione psicologica.
L’inizio del secolo lo vide ritrattista  importante, il più importante del nord europa.
Anche se questo periodo lo vede determinante per lo sviluppo dell’ espressionismo in Germania, non bastò ad emarginare acute crisi nervose, profonda disperazione e alcoolismo fino al crollo psichico che lo costrinse a mesi di ricovero in una clinica per malattie nervose.
Nel 1912  in una mostra importante a Colonia gli viene dedicata un’ intera sala, poi esporrà in america. Verrà dichiarato dai nazisti “artista degenerato”nel 1937 e 82 opere furono sequestrate in Germania e rivendute in Norvegia.
Ritornò in Norvegia, stabilendosi a Kragero dove iniziò un nuovo capitolo della sua vita e arte. La sua pittura divenne più spontanea, questo lo si può vedere in “ Il sole”. Sole dispensatore di vita e forza, tutto questo è  reso in modo eccezionale dall’ energia della sua tecnica. Negli anni tra il 1920 e 1930 visse solo nella sua proprietà a Ekely, mantenendo contatti solo con pochi amici, questo fu un periodo molto produttivo, dipinse paesaggi, composizioni, ritratti che mostrano l’evoluzione del suo linguaggio formale. Nella vecchiaia dipinse gli ultimi, bellissimi autoritratti che gli servirono a definire se stesso, mettere finalmente a fuoco la sua persona come ultimo tentativo di una faticosa e lunga ricerca introspettiva. Queste opere mostrano un uomo solo, triste, un vinto, un uomo che vive rassegnato tra i suoi fantasmi  del passato e le ossessioni della vita che non riuscì mai a cogliere, a vivere nella sua pienezza. In alcuni quadri l’angoscia della morte è visibile come in “tra il letto e l’orologio”, dove il forte simbolismo della fine, come incognita temporale è rappresentato dall’ orologio privo di lancette. Un orologio che non segna ore, che indica l’ inaspettato, l’ in conoscibile, l’inconsapevolezza del tempo che non si può prevedere.
Munch muore a Ekely il 23 Gennaio del 1944 a 80 anni. Lascia in testamento tutte le sue opere alla città di Oslo, oltre 1.100 dipinti, scrivendo questa frase che fa da commento alla sua vita: “ Tutto ciò che ho da dare sno i miei quadri, senza di essi non sono nulla”.

 

Munch Edvard
QUATTRO RAGAZZE IN ÅSGÅRDSTRAND, 1903
Olio su tele di canapa 87 x 111 centimetro
Munch Edvard
LA NOTTE ESTATE-DI VOCE, 1893
Olio su tele di canapa 90 x 118.5 centimetri


2005-05-24