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La comunicazione dello spettacolo (e lo spettacolo della comunicazione) |
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E’ chiaro ormai a tutti che viviamo nella società dello spettacolo laddove tutto si trasforma in evento mediatico in un continuum infinito, senza un attimo di sosta. L’argomento venne anticipato e analizzato da Guy Debord in un famoso saggio che apparve la prima volta in Francia già negli anni sessanta del secolo scorso. Vicende personali o faccende d’interesse universale vengono ugualmente sfornate (e triturate) dai mezzi di informazione e pur senza richiamare ora il grande fratello di George Orwell (di Orwell beninteso, non di Canale 5) o l’arcinoto Truman Show, è innegabile che un occhio luciferino ci osserva vivere traendo o meglio suggerendo ,a seconda dei casi, le più disparate conclusioni. Una peculiarità aggiuntiva del nostro tempo, o forse per meglio dire una evoluzione verificatasi nel corso degli anni è che, a differenza degli esempi citati, al giorno d’oggi l’osservato gode di tale situazione, ritenendola spesso un grande privilegio in grado di assicurare popolarità e quattrini. Il teatro di queste particolari esibizioni è rappresentato naturalmente dalla televisione e dagli altri mezzi di comunicazione social. Segnalo in proposito una particolare coincidenza che mi è capitata di osservare recentemente. Proprio mentre andava in onda su una rete nazionale il talk di Nunzia De Girolamo, “Avanti popolo” , tra l’altro preannunciato con grande enfasi pubblicitaria per la presenza di Fabrizio Corona che avrebbe dovuto fare i nomi di alcuni calciatori coinvolti nell’affare delle scommesse, su un’altra rete (Canale 34) pressoché in concomitanza d’orario veniva tramessa la versione restaurata de “La dolce Vita”, il capolavoro di Federico Fellini. Ora mentre da un lato si attendevano le parole oracolari di un personaggio battezzato universalmente come il “re dei paparazzi”, dall’altra parte scorrevano le immagini diremmo del paparazzo vero, quello inventato dal grande Federico, che inseguiva nella Roma “viziosa” degli anni cinquanta i personaggi famosi dello star system. E mentre da un lato andava in onda una comparsata affossata anche dall’audience probabilmente perché ritenuta, a ragione, inutile e stucchevole, dall’altro era possibile riflettere sull’origine di una condizione di malcostume che ha segnato il tempo a venire. Solo che alle parole insignificanti del primo caso corrispondeva il rigore amaro e sofferto di un affresco senza tempo e per ciò stesso sempre vivo ed attuale. E faceva davvero tristezza dover constatare come una larga fetta della “società civile” si sia tragicamente “consegnata” ad una simile spazzatura comunicativa. Antonio Filippetti |
2023-12-01
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