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La società di massa ha determinato tra le altre cose un livellamento universale delle coscienze e una omologazione dei comportamenti individuali; su questo argomento sono stati realizzati una quantità incredibile di studi e addirittura veri e propri trattati. Possiamo però affermare che in tempi recenti o recentissimi, sotto la spinta inarrestabile dei sofisticati “device” della tecnoscienza, si è affermata una nuova “filosofia”. Al vecchio adagio secondo cui è sempre meglio salire sul carro del vincitore (il vincitore del momento, quindi senza curarsi di apparire di volta in volta volgari voltagabbana o banderuole in vendita), si sta sostituendo, ovvero in larga parte si è già sostituito, un sentimento diverso che mira a vedersi protagonisti di comportamenti talmente diffusi e/o vincolanti da non potersi sottrarre dal praticarli o meglio interpretarli a propria volta. Se il martellamento pubblicitario costringe in qualche modo a diventare consumatore passivo di questo o quel prodotto, ora si fa strada un sempre più irrefrenabile desiderio di protagonismo come si evince del resto dall’esplosione delle nuove categorie di “persuasori” non più occulti come gli influencer o i compulsivi “tastieristi” da competizione. In altri termini accade che nessuno vuole sentirsi escluso e intende perciò partecipare alla giostra delle occasioni (illusioni) da vetrina, comparendo in veste di primo attore. Basta vedere quello che accade con i tatuaggi o le acconciature dei capelli e delle barbe od anche la sempre più diffusa abitudine di presentarsi in canottiera (o perfino in mutande) ad eventi ufficiali e così via. Per ultimo si sta imponendo la condivisione dello “sfregio” sulla guancia anche se non si sa ancora bene cosa voglia significare. In un famoso film del grande Totò, L’imperatore di Capri, Totò è costretto a un certo punto a gettarsi a mare vestito per recuperare i soldi che aveva nascosto nel cappello ma i gagà isolani, credendolo un principe orientale eccentrico e miliardario, pensano viceversa che intenda lanciare una nuova moda e allora tutti giù in acqua vestiti. Si potrebbe dire che si tratta in tutti i casi di una manifestazione di quella che Sigmund Freud definiva ”la miseria psicologica della massa”. Non si tratta, beninteso, del solito spirito di gregge giacché in questo caso la pecora non segue stupidamente il capobranco ma si mette in agitazione per diventare o almeno farsi credere esempio e guida di chissà quali nuove avventure. Potremmo forse affermare che si tratta di un modo alquanto stravagante di intendere la complessità del nostro tempo ma più ancora che ci troviamo drammaticamente di fronte alla certificazione della crisi del pensiero e al sonno di qualsiasi spirito critico. Non a caso, probabilmente, un grande filosofo come Edgar Morin ha dato al suo recente pamphlet il titolo esortativo di Svegliamoci!. Antonio Filippetti |
2023-03-01
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