articolo 2462

 

 
 
La canzone napoletana secondo Gloria Greco
 







Rosario Ruggiero




Con un invidiabile curricolo artistico professionale, lungo e fitto, ricco di incisioni discografiche, partecipazioni a programmi televisivi, svariati riconoscimenti, citazioni su enciclopedie specifiche, un’infinità di esibizioni pubbliche, autorevoli insegnamenti ed un copioso repertorio che spazia dal Settecento ai nostri giorni, la cantante Gloria Greco è’ protagonista di un’iniziativa, oramai portata avanti da diversi anni, che si prefigge la tutela della canzone classica napoletana nelle sue precipue modalità espressive, storiche e più recenti, offrendo indistintamente una piacevole educazione musicale non disgiunta dall’esperienza dell’esibizione pubblica, indubbio benessere psicofisico,  piacere della condivisione di una sana passione e migliore utilizzazione del proprio tempo libero.
Una dozzina attualmente gli allievi, in gran parte donne, anche senza una significativa esperienza musicale pregressa, che accorrono
regolarmente in pieno centro storico partenopeo, alla Casa del Mandolino, presso l’Accademia Mandolinistica Napoletana, dove l’artista elargisce i suoi insegnamenti ospitata con entusiasmo dal presidente delle due istituzioni, il mandolinista Mauro Squillante, sapientemente coadiuvata dall’annosa perizia del maestro Franco Farina.
«È  principalmente il desiderio del recupero e della salvaguardia dell’interpretazione della canzone classica napoletana che mi spinge – ci spiega la cantante – recupero di una tradizione che purtroppo vedo via via  estinguersi per un’attuale  forte propensione ad una prepotente personalizzazione interpretativa, cosa certo pur giusta, a condizione però di mantenersi in una congrua misura. Diversamente c’è solo ingiustificata esasperazione e quindi fatale allontanamento, storicamente dalla tradizione, esteticamente dalla sobrietà».
È cambiato tanto nella canzone di Napoli in tutti questi anni?
«Senza dubbio il
cambiamento è notevole, nelle sonorità, nelle tematiche e nello stile dei testi, che personalmente trovo più “ermetico”».
Cosa auspica?
«L’attuazione di quello che è uno tra i principali insegnamento della storia. Un doveroso arricchimento dei risultati artistici, interpretativi e compositivi, attraverso gli stimoli più recenti, senza però perdere d’occhio la grande lezione del passato, di garbo, buon gusto e raffinatezza, ai fini di nuovi risultati futuri generosamente floridi di emozionalità».



2023-03-01