articolo 1453

 

 
 
NUOVE PAGINE DI STORIA PUGLIESE
APULI DAUNI IN CAPITANATA E NELLA TRANSILVANIA ROMENA
 







di Emilio BENVENUTO




(§ 1) = Tutta la regione che dai Romani, nella loro lingua, con la riforma augustea fu chiamata Regio II Apulia et Calabria si estendeva dal fiume Tiferno (a N del quale la popolazione si distingueva col nome di Frentani) al Capo di S. Maria di Leuca.
Tutta questa regione, della quale i Latini già distinguevano il settentrione col nome di Apulia, veniva dai Greci distinta in due parti: Messapia al S,  dal Capo di S. Maria di Leuca approssimativamente fino a una linea da Brindisi a Taranto, e di Japigia al N. di questa linea. Nella Messapia abitavano  i Messapi, Calabri  e  Salentini, mentre nella Japigia le genti abitanti a N di Brindisi si distinguevano coi nomi di  Pedicoli e Peucezi, e, a N del fiume Ofanto, di Dauni, cui nell’area tra Fortore e Tiferno si frammischiavano i Frentani.         
La Daunia, che dal Medio Evo fu poi detta Capitanata,  era quindi assai più vasta dell’odierna provincia di Foggia [v., di Adolfo Chieffo, Preistoria e storia della Daunia, Foggia, Cappetta, 1953, pag. 11].
Non fu questa greca la suddivisione seguita da Augusto per la Regio II Apulia et Calabria, avendo egli  prescelto come confine naturale tra Apulia e Calabria l’Ofanto, così distinguendo il territorio abitato dai Dauni (i quali erano anche spesso detti Appuri) col nome di Apulia e la Peucezia e la Messapia, Insieme, col nome di Calabria, a lungo rimasto in uso nel Medio Evo
per designare quelle che furono   dette Terra di Bari e Terra d’Otranto, a lungo possesso bizantino.
( § 2 ) = Della origine dei Dauni si è a lungo discusso ed è ormai comprovato, fuor d’ogni dubbio, che essi fossero di chiara origine illirica. E’ altrettanto indubbio – i più recenti e autorevoli studi lo hanno esaurientemente dimostrato - che  è impossibile delineare un confine etnologico tra Illiri e Traci, al punto che è più plausibile parlare di Traco-Illiri che di Illiri, o di Traci, se non per distinguerli per la loro ubicazione [v., di Heinz Siegert,  Wo einst Apollo lebte, Wien & Duesseldorf, 1976].
Non deve destare quindi alcuna meraviglia il poter rinvenire in una  carta dell’antica Dacia, l’odierna Romania, riprodotta  per un atlante storico a Bucarest nel 1971, al suo centro la scritta A P U L O N I, designante il territorio occupato da questa tribù traco-dacica  e cosi delineato:
• N dai suoi centri urbani di Napoca e Patavisa;
• a N-E dal territorio dei Carpi;
• a E  da quello dei Caucensi;
• a S-E da quello dei Cotensi;
• a  S dagli altri due suoi centri urbani di Apulum ( ! ) e Germizera, e dal territorio dei Buri;
• a S-W dalla città  di Singidava;
• a W dal territorio dei  Predavensi;
• a N-W da quello degli Anarti [ v., di Liviu Marghitan, Civilizatia geto-dacilor, Bucuresti, Ed. Ion Creanza, 1981, pag. 13].
Una seconda carta dello stesso anno, parimenti riportata
dal Marghitan [o.c., pag. 78] non si differenzia dalla precedente se non nel nome degli Apuloni, qui chiamati A P U L I.
(§ 3) = Alba Iulia, capoluogo del distretto di Alba e anche del cosiddetto “Paese del vino”, una delle più suggestive città  della Romania, capitale storica della Transilvania, avvolta nel silenzio delle sue memorie e dei suoi monumenti,  composta di una parte moderna, senza interesse, e di una immensa cittadella, entro la quale vive il centro storico, sorge in una regione abitata sin dal Neolitico e, nel I millennio a.C.. dalla potente tribù dacia degli Apuli ed esattamente sul sito di Apulon, che, secondo Tolomeo, ne era la capitale; dopo la conquista romana (106 d.C.), Apulon, divenne il municipio di Apulum, centro principale della Dacia romana e sede della XIII Legio Gemina. Dopo le Invasioni barbariche la città risorse nel sec. IX con il nome slavo di Beograd (= “città bianca”) e con quelli magiaro di Gyulafehérvàr e romeno di Alba Iulia.
Il Lapidarium del Muzeul judetslui ha una ricchissima raccolta di reperti preistorici,  daci e romani dell’antica Apulon - Apulum: documenti epigrafici, frammenti architettonici, rilievi e statue, mosaici, bellissimi mitrei.
(§ 4) = Questa comunanza apula sia della Daunia preromana e dell’Apulia romana col distretto di Alba Iulia (Apulon, Apulum) è testimoniata dalla copiosa presenza di vocaboli dalla radicale comune sia nelle iscrizioni traco-getiche che nelle iscrizioni messapiche [cfr.. di
I. I. Russu, Etnogeneza Romanilor – Fondul autohton traco-dacic si componenta latino-romanica, Bucuresti, ESE, 1981, e, di Oronzo Parlangeli, Studi messapici, Milano, ILSL, 1980].

Ne trascriviamo qui alcuni dei più frequenti:
(traco-getico >< illirico-messapico)
ABRE- >< ABROI
APULI ><APLO, APLUS, APULUS
BALAS, -BALOS >< BALACRAS, BALLAIOS
BAZOBALIS >< CON-BAZETAS
BENNI >< BENNAR-, BENNUS
BILA >< BILIA, BILIOS
BIT(H)US >< BITUIVANT-
BREND, BRENTOPARA >< BRENDICE, BRENT-, BRUNDISIUM
BUBENTIS >< BUBENT-
BUZOS, BYZES >< BUZETIUS, BUZOS
CONTA-DESDOS >< DIZEROS
DARDANOS. DARDAPARA >< DARDI, DARDANI
DAUNION >< DAUNI
DERZIS, DERZENUS >< DERZINES
DITUS, DITU-  >< DITUS, DITIONES
-GENTUS >< GENTIOS
LANGAROS >< LONGAROS
LAPEPOR >< LAPAREDON
MALVA >< MALVESA
NUSATITA >< NOSETIS
PYRURREDES >< PRORADO
RIGASIS, RIGOSUS >< RIGIAS
SAPAIOI >< SEPARI
SITA, SEITA >< SITA
TABUSUS >< TABARA
TAESIS >< TAIZI
TERPYLIOS, TARPO- >< TERPONOS
TIUTA, TIUTAMENUS >< TEUTA, TAOT-
TRIBALLI, TRIBANTA >< TRIBULIUM
ZAVA, ZEC- >< ZAVA
ZANTIALA >< ZANATIS
ZERES, ZERULA >< ZATISTHES, ZAIR-
ZILES >< ZILETES
ZOR, ZURES ><
ZORADA

Necessita, qui, ricordare che quella che i filologi chiamano messapica era la lingua comune a tutte le genti illiriche approdate nelle Puglie, come è attestato dal “Corpus Inscriptiorum Messaèicarum” raccolto dal Parlangeli, da Vieste a Leuca [o.c., pp. 29-257].
(§ 5) = Ci par quindi lecito formulare l’ipotesi che  Japodi (Apuli), intorno al sec. X a.C. abbiano abbandonato, in due  gruppi, il loro paese natio, e si siano  stabiliti l’uno in quella terra pugliese, che da loro sarebbe stata chiamata Daunia, e l’altro nella transilvana Apulonia.    
L’ipotesi sarebbe  più che giustificata da questa similitudine di linguaggio, che dimostra ampiamente l’appartenenza a una stessa etnia.  Se gli i Geto-Daci della Transilvania erano Traco-Illiri, ugualmente Traco-Illiri lo erano i Jàpigi delle Puglie: uguale etnia, uguale, lingua, uguale destino!


 



2011-01-09