S. Michele: un angelo custode per l’Europa. I luoghi legati al culto e alla devozione al Principe delle schiere celesti formano una specie di ideale asse geografico, che dal promontorio del Gargano alle Alpi e poi al mare di Normandia attraversa il continente. Per tutto il Medio Evo, Monte Sant’Angelo fu meta ininterrotta di pellegrinaggi. Qui, per la prima volta, secondo la tradizione, S. Michele si mostrò alle genti d’Occidente: con un miracolo, in una grotta che porta al cielo. In pochi secoli, tra la fine dell’antichità e l’alto Medio Evo, quei pellegrinaggi al sacro monte divennero un fenomeno di portata continentale. Sentinella delle Alpi, appollaiata a guardia della Val di Susa, la Sacra di S. Michele è un’incredibile architettura, luogo di culto fin dai tempi di Costantino. Un cronista del sec. XI scrisse che “l’Arcangelo ha scelto la maestà dei monti dove si contempla più da vicino la maestà divina”. Dal 1994 è simbolo del Piemonte. Le sue origini, risalenti al 300, restano avvolte nel mistero, ma è certo che già nel 1100 il suo aspetto era molto simile a quello attuale. Saint Michel, la meraviglia tra la terra di Francia e il mare di Normandia, nasce nel 708, ma l’elevazione della “Merveille” dura quasi 1.ooo anni. Stupefacente dosaggio di stili, sfida le leggi della natura, a partire dall’imprevedibile gioco delle maree. Ogni anno 3 milioni di visitatori si tuffano nella sua storia: dalle alterne vicende della Guerra dei Cent’Anni a Napoleone, che trasformò l’Abbazia in grigia prigione. Da Monte Sant’Angelo a Saint Michel è un lungo viaggio alla ricerca di questa figura angelica, carissima ai popoli della Cristianità, la cui venerazione nel volgere di pochi secoli – tra la tarda antichità e gli albori del Medio Evo – si diffuse dalla Capitanata alla Normandia. Dal mondo bizantino a quello carolingio il culto dell’Arcangelo si fonde con le radici stesse dell’Europa cristiana. Tra gli storici il perché e il come di questo rapido propagarsi restano un mistero, soprattutto considerandosi che il culto di S. Michele e quindi la venerazione della sua raffigurazione avevano origini tanto remote da perdersi nei primordi dell’evangelizzazione, assorbendo credenze e riti ancora più antichi. La toponomastica conserva, per esempio, tracce di una sovrapposizione di S. Michele a Mercurio: In Vandea, una collina porta il nome di Saint Michel Mont Mercure. In Oriente, il culto micaelico era diffuso in Bitinia, Costantinopoli, Egitto e Frigia. I luoghi di venerazione dell’Angelo erano collocati spesso su aspre sommità montane, in altri luoghi impervi o nei pressi di sorgenti miracolose, come nell’antico santuario di Cheronea, in Frigia (v. Gabriella ANEDI, San Michele un Angelo per l’Occidente: “Luoghi dell’infinito” XI, 1997, pp. 32 s.). E’ ben arduo spiegare come dall’area mediterranea il culto si sia diffuso in Piemonte e ancor più in Normandia e perché si sia radicato tanto fortemente fra i Longobardi, che elessero addirittura l’Arcangelo Michele a Patrono della loro Nazione, se si omette di ricordare: a) che i Longobardi furono signori del Ducato di Benevento e quindi di Monte S. Angelo; b) che proprio a Monte S. Angelo avvenne l’incontro tra Melo di Bari e pellegrini normanni, che determinò la conquista normanna delle due SIcilie, e che normanna fu a lungo la contea di Monte S. Angelo. Ma si può capire anche che lla fortuna del culto dell’Arcangelo Michele nell’Occidente cristiano è legato alla sua biblica designazione a “difensore dei credenti”. Il suo nome ebraico, Micaèl, significa “Chi come Dio?” ed è menzionato nella Bibbia in Dan. 10: 13-21 (“ . . . Ma il principe del reame di Persia mi stava in opposizione per 21 giorni ed ecco, MICHELE, uno dei primi principi, venne ad aiutarmi; e io da parte mia rimasi lì accanto sl re di Persia . . . Comunque, ti dichiarerò le cose annotate nella scrittura di verità, e non c’è nessuno che mi sostenga fortemente in queste cose, eccetto MICHELE, il vostro principe . . . ”) e in Ap. 12: 7 (“ . . . E scoppiò la guerra in cielo: MICHELE e i suoi angeli guerreggiarono contro il dragone, e il dragone e i suoi angeli guerreggiarono . . . ”). Michele è però, oltre che il difensore del Profeta Daniele e il protettore del popolo d’Israele, il principe degli Angeli e il vittorioso combattente contro Satana e i suoi angeli ribelli (nella tradizione e nell’arte occidentale sarà sempre raffigurato con corazza e spada, circonfuso da un alone di luce e con Satana da lui calpestato) è anche e soprattutto “psicagogo”: in un antico affresco, molto rimaneggiato, che a Foggia, sotto un arco medioevale, ornava il passaggio tra il nuovo Palazzo di Città e il demolito Palazzo Angeloni, vecchia abitazione della famiglia Antonucci, l’Arcangelo Michele era raffigurato trionfatore su Satana e nel contempo protettore delle anime purgantisi tra le fiamme del Purgatorio, che egli aveva condotto al giudizio di Dio. L’immaginario medioevale, nutrito da testi come lo Seculum historiae di Vincenzo di Beauvais, giunse a concretizzare in forti immagini la sottigliezza della speculazione teologica. Se il diavolo, come si riscontra nel portale di Notre Dame, dà un colpo, per appesantirlo, a un piatto della bilancia della giustizia divina per trascinare agli Inferi l’anima in esso posta, è Michele, con contraccolpo sull’alto piatto, ad assicurarne la salvezza. Ad Amiens, la stessa raffigurazione muta e a controbilanciare la bilancia non è più Michele. Egli cede il compito allo stesso Agnello di Dio, perché è solo per i suoi meriti che gli uomini possono essere salvati. Baluardo contro il male, intercessore degli uomini presso l’Altissimo, Michele, l’Arcangelo, si tramuta in nostro custode collettivo eci raccomanda all’Agnello di Dio, perché ci accolga come suoi discepoli. In questa visione i nostri padri voilero eleggere l’Arcangelo Michele Patrono della nostra provincia di Capitanata e lo raffigurarono sul suo stendardo. Per questo, nell’Europa, pur detta oggi post-cristiana, il popolo continua ad amarlo. Per questo ogni anno milioni di pellegrini, viandanti e viaggiatori, non mancano di affollare Monte S. Angelo, la Sacra di Val di Susa, Mont Saint Michel e gli altri suoi santuari sparsi un po’ dovunque, a cominciare proprio dalla Capitanata (tra essi, quelli di Cagnano Varano e Orsara di Puglia), dove, sul Gargano, nacque il suo culto.
|