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Spazi metafisici e dramma umano nella pittura di Domenico Simonini


"da Antologia critica artisti contemporanei - Ente biennale del Spezia 1987"

di Carlo Occhipinti



"Quelli che vanno, quelli che restano, è il titolo di una stupenda opera di Umberto Boccioni, un titolo così carico di significati filosofici e morali che a parere mio basterebbe a introdurci nel mondo poetico di Domenico Simonini.
In tutta la sua opera vi è un motivo che sì ripete, senza mai stancare, che è quello dell'isolamento fisico e spirituale dell'uomo.
Il dramma umano viene vissuto dai personaggi che alitano nei quadri di Simonini , con rassegnazione e umana coscienza: l'uomo si trave costantemente a raffrontarsi con altri individui, non instaura però con loro un rapporto umano ma sembra isolarvi ancora di più ripiegando su se stesso il dramma che quotidianamente vive, e le angosce che hanno un valore importantissimo in tutte la sua opera.
Penso che si possa considerare l'espressione pittorica di Simonini arte esistenziale, il suo obiettivo dì artista è quello di far emergere, dagli angoli più riposti del nostro inconscio, i problemi che ogni giorno condizionano la nostra vita.
Egli polarizza la sua pittura su scene architettoniche di dechirichiana memoria, l'abilità nel disegnare città e piazze rivela i suoi studi sul disegno di architettura. Lo spazio instabile nel quale sono immerse le immagini rimanda a una a visione miraggio, come infatti nella serie "Composizione" anche recentemente eseguite.
Dispone di un segno raffinato e spietatamente, anche se non sembra, analitico, avendo anche una lunga esperienza, di cui parlerò in seguito, di incisore.
Il suo mondo poetico evidenzia una radice metafisica di partenza che vene assumendo un timbro sempre più inedito e fortemente caratterizzato su nuove basi problematiche.
C'è, in primo luogo un nuovo tipo di riduzione visive dello spazio, basata sulla contestuale coesistenza di più dimensioni prospettiche che creano quello spaesamento tipico dell'immaginario surrealista.
Sullo sfondo-scenario di questa ambiguità spaziale dominata dal silenzio, che è paragonabile al silenzio delle "Piazze d'Italia", di De Chirico ,solamente che è più ovattato e più spento, si svolge la sospesa pantomima del suo racconto fatto di stazioni, treni, piazze, lampioni, passanti. In ogni modo una vasta tematica tradotta con un fine e divertito senso del disegno, che attinge a Balthus; si immerge in una cultura espressionistica e si impasta alla sostanze tattile di un cromatismo cupo e prezioso.
La sua pittura fa pensare ed un ritorno, in chiave moderna, di un certo tipo di pittura di stampo novecentista: le architetture che ci presenta sono monumentali e cariche dì presagi, le fattezze dei personaggi sono "gonfiate", e deformate, il rapporto con il mondo reale è dato solamente dall'interpretazione dello stesso in chiave moderna e antinaturalista.
Il colore nelle sue opere gioca un ruolo di primo piano, i grigi, ì bruni, i neri creano quell'atmosfera dì sogno e di incubo che non sarebbe possibile usando altra gamma cromatica, questo dato rende Simonini completamente autonomo rispetto a un certo surrealismo italiano dove il colore è strettamente "mediterraneo".
I personaggi che rappresenta vivono una realtà quotidiana, dove egli sa trarre ispirazione, osservando e interpretando, quei frammenti di vita ai quali l'uomo comune non dà importanza; così un treno in una stazione diventa per luì un pretesto per comunicarci ì suoi stati d'animo e le nostre inconsapevoli angosce. Scrive Raffaele De Grada presentando le sue incisioni "... I modi incisori del Simonini sono assai originali. Non si apparentano a quelli del naturalismo e neppure si riferiscono al comune stile dell'incisione informale, che oggi ha tanto successo. Perciò mi pare di segnalarla come un punto di avanzamento della stessa pittura del Simonini…." Raffaele De Grada ha ragione, per il nostro artista la pratica dell'incisione si può considerarla come un seguito normale e logico della sua pittura.
Il segno è preciso e sicuro, a tratti ricorda le incisioni di Morandi, questa sicurezza nel segno non è come qualcuno potrebbe pensare normale e consequenziale, l'incidere sulla lastra richiede una profonda conoscenza di ciò che si vuole rappresentare e quindi esprimere, ogni errore, segnico e formale, rimarrebbe impresso sulla lastra. L'opera pittorica di Domenico Simonini è quindi una testimonianza del tempo che viviamo, una ricerca nell'inconscio dell'individuo e nella sua realtà interiore, compiuta con lucida analisi e grandi capacità pittoriche che fanno entrare Simonini nella schiera di artisti della nostra più vera tradizione pittorica.

 

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