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Simonini e la cronaca

da "L'Adige" - ottobre 1978

di R.S.


I grandi dipinti dl Domenico Simonini, allineati nella sala del Palazzo pretorio a Trento, risentono di un'irruenza giovanile e di un realismo retorico, di maniera, che molto si ispira alle recenti - se pur diverse - opere di Guttuso. II taglio fotografico che Simonini introduce nella composizione, formalmente tratta da scene di vita collettiva quotidiana, riporta le immagini sul livello apparente dell'acquisito giornalistico o quanto meno cronachistico: ma si tratta di un'apparenza, di una collocazione solo formale, perché quei volti, quelle tensioni interiori, quelle passioni che li deformano ormai raramente si destano affiorano intorno a noi.
Simonini forse vorrebbe delineare una galleria d'anime; per avvicinarsi al suo proposito è costretto a deformare progressivamente i lineamenti delle figure dei suoi personaggi. Ma tali personaggi, ancora rimangono suoi, non ottengono - cioé un'aderenza sostanziale alla realtà dell'uomo contemporanea: stanno insieme, formano folle, si sfiorano e si scontrano, eppure ciascuno di essi é calato in un abisso di "medievale" solitudine.
Sono alla fine, fantastiche astrazioni: non uomini, ma pensieri sugli uomini.
L'artista, d'altra parte , è giovane, ha da dire molte cose, e tutto il tempo per dirle.

 

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